Emiliano elogia Salvini: "Sta delineando una visione di Paese"

Il governatore pugliese Michele Emiliano stupisce tutti con un encomio a Matteo Salvini. Intanto il leader leghista ribadisce il "no" del centrodestra a nuove tasse

Emiliano elogia Salvini: "Sta delineando una visione di Paese"

Il governatore della Regione Puglia Michele Emiliano ha tessuto in pubblico le lodi del leader leghista Matteo Salvini.

Parole che Emiliano ha speso per il lavoro che sta svolgendo l'ex ministro dell'Interno. Un encomio inaspettato, se non altro per la differenza ideologica e partitica che separa Emiliano da Salvini. L'occasione per lo scambio di battute è stata fornita da un evento svoltosi in Puglia, nello specifico a Ceglie Messapica, dov'è andata in scena "La Piazza". In quella circostanza, l'ex magistrato barese ha voluto stupire la platea e non solo.

I distinguo, com'è ovvio che sia, restano e non possono essere cancellati. Matteo Salvini, che era presente all'iniziativa attraverso un collegamento video, ha comunque rimarcato, infatti, come il Partito Democratico stia portando avanti proposte che nulla hanno a che fare con la ripresa economico-sociale del Belpaese. Tra queste, quella sulla tassa di successione, che sembra un paradigma su cui il segretario del Pd Enrico Letta è intenzionato ad insistere contemporaneamente alla ripresa dei lavori parlamentari. L'Imu ed un suo eventuale aumento, poi, potrebbero rappresentare un altro imminente campo di battaglia. Ma il giudizio di Emiliano non si è soffermato sulle naturali diversità che intercorrono tra la sua area politica e quella di Salvini, bensì sul percorso che il vertice della Lega ha intrapreso.

Come riportato da Repubblica, il presidente pugliese ha dichiarato che "Salvini sta facendo un grande sforzo per delineare una visione di Paese, ed è uno sforzo che ha dei costi politici. Salvini è un politico che ha una sua onestà intellettuale". Insomma, Emiliano ha riconosciuto a Salvini una certa dose di coraggio, oltre che una coerenza di fondo per le mosse fatte. Il tutto finalizzato alla "delineazione" di un'idea di Paese. L'ex inquilino del Viminale, dal canto suo, ha dapprima posto un accento su chi opera sul terreno dalle amministrazioni comunali italiane, per poi passare ad affrontare le questioni relative al futuro politico, con le elezioni politiche del 2023 a fare da sfondo al ragionamento.

Per quel che concerne l'attività comunali, Salvini ci ha tenuto a ringraziare "tutti gli 8mila sindaci italiani che sono in prima linea, partendo dalle parole del presidente. Lavorare per il bene del Paese deve essere interesse di tutto". Poi però l'attenzione è stata spostata sull'eventualità che il leader della Lega possa divenire, in funzione dell'appuntamento elettorale che si svolgerà tra circa due anni, presidente del Consiglio. Salvini ha dichiarato di sentirsi pronto. Tuttavia - ha aggiunto - a decidere saranno gli elettori italiani mediante l'espressione del voto.

Come premesso, le proposte portate avanti dal Partito Democratico in queste settimane non sono condivise da Matteo Salvini, che ha voluto evidenziare tutta la sua contrarietà alla linea espressa dal segretario del Pd. "Ho sentito qualche ora fa - ha fatto presente il leader di centrodestra - che Letta insisteva sulla tassa di successione. Non è il momento di nuove tasse come l'aumento dell'Imu. Dalla Lega e penso dall'intero del centrodestra ci sarà il No a nuove tasse". Dunque il centrodestra non è disponibile, come peraltro è noto da sempre, ad assecondare l'introduzione di rinnovate forme di tassazione.

Salvini, inoltre, ha presentato un ragionamento sul prossimo grande appuntamento che la politica è chiamata ad affrontare, ossia l'elezione del Presidente della Repubblica. Stando a quanto ripercorso dall'Adnkronos, il leghista ha definito di "pessimo gusto" il "tirare per la giacchetta Draghi come stanno facendo Letta e Conte... ". E ancora: "Lasciamo che sia Draghi a decidere cosa fare.

Se Draghi ritenesse di candidarsi sarebbe una candidatura autorevole". Dunque, il Pd ed il MoVimento 5 Stelle non dovrebbero insistere sulla volontà del premier di candidarsi o meno, ma lasciare che sia il presidente del Consiglio ad optare per la disponibilità o meno per il Quirinale.

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