Diciotto, diciannove e venti ottobre: la tre giorni della Leopolda di Matteo Renzi si avvicina. E i suoi ex compagni di partito studiano le contromosse. Il Partito Democratico pensa attentamente a come comportarsi nei confronti della kermesse fiorentina dell'ex segretario. "Per chi è rimasto nel Pd, non andare alla Leopolda è proprio il minimo sindacale...", è il pensiero della deputata Rosa Maria Di Giorgi, riportato da Repubblica. Un pensiero condiviso dalla consigliera regionale Monia Monni: "Se uno ti lascia poi non è che vai a pulirgli la casa nuova". Un pensiero significativo dell'umore e dell'aria che si respira in casa "piddì".
Insomma, questa è la linea generale, condivisa da molti esponenti del Pd toscano, e non solo. Infatti, Luigi Zanda tiene il punto: "Io alla Leopolda non sono mai andato e non andrò neanche stavolta. Mi auguro che il Pd segua compatto questa strada perché con Italia Viva siamo alleati leali nel sostenere il governo, ma siamo partiti diversi e distinti".
E se Zanda marca la distinzione netta, sembra che Nicola Zingaretti non sia però intenzionato a dare ordini o divieti. Motivo per il quale non sarà allora impossibile vedere alcuni dem presenziare alla Leopolda. Come Simona Bonafede, eletta al Parlamento Euopeo nelle file democratiche e rimasta nel partito nonostante abbia detto di rispettare la scelta di Renzi: "Valuterò cosa fare, ma non credo sia un problema se tanti di non sentiranno la spinta di partecipare".
Le fa eco l'ex fedelissimo di Renzi Luca Lotti, che non accetta sentire parlare di imposizioni dall’alto circa un divieto di partecipazione.Toccherà dunque aspettare tre settimane per vedere se e quali parlamentari Pd timbreranno il cartellino alla stazione della Leopolda, dove la sfida di Italia Viva sarà ufficialmente varata.
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