Londra. Se c'è una cosa che nessun capo di Stato potrà mai affermare dopo il frettoloso ritiro delle truppe militari internazionali dall'Afghanistan è di aver fatto del mondo «un luogo più sicuro». Frase molto in voga, soprattutto durante le guerre del Golfo, che però mal si adatta a descrivere il finale di quei conflitti. Non sono trascorse neppure tre settimane da quando le truppe americane hanno lasciato Kabul e già si moltiplicano gli allarmi attentati in tutto il mondo.
Come previsto da molti la capitale afghana si sta trasformando nella nuova centrale del terrore islamico e la consegna delle chiavi del Paese ai talebani da parte di un esercito compiacente e sottomesso potrebbe essere nuova fonte d'ispirazione per estremisti già presenti nei Paesi europei, quelle cellule dormienti che si sperava non dovessero più risvegliarsi e che invece nei prossimi mesi rischiano di diventare più operative che mai.
A sostenerlo ieri è stato Ken McCallum, capo dei servizi interni britannnici, l'MI5, che alla Bbc ha ricordato come il livello d'allerta per il pericolo di attacchi terroristici sia sempre «presente, reale e duraturo». McCallum ha anche rivelato che negli ultimi quattro anni sul suolo britannico sono stati sventati 31 piani di attacco in fase avanzata, di cui 6 durante la pandemia. La maggioranza delle aggressioni erano state pianificate da jiadisti, ma il capo dell'intelligence ha sottolineato che sono in aumento anche i terroristi legati all'estrema destra.
Se a Londra quindi le autorità rimangono vigili, gli altri Paesi non sono da meno, prima fra tutte quell'America che oggi ricorda le vittime dell'11 settembre, a vent'anni di distanza. In Francia intanto, è iniziato nei giorni scorsi il processo per la strage del Bataclan, avvenuta il 13 novembre del 2015, quando un commando di estremisti uccise 130 persone. Sul banco degli imputati c'è Salam Abdeslam, l'unico sopravvissuto del gruppo che quel giorno ferì a morte Parigi e la sua gente. Già condannato a vent'anni, per aver sparato a dei poliziotti prima di venir fermato in Belgio, l'uomo non ha mai parlato, né ci si aspetta molta collaborazione dalle altre 13 persone alla sbarra insieme a lui, accusate di aver collaborato a organizzare l'attentato. Solitamente i kamikaze dell'Isis non parlano, ne' si piegano di fronte alle richieste di un tribunale occidentale. Oggi in Francia ci sono ancora 7.735 sorvegliati speciali e il rischio di un altro Bataclan non è poi così irreale.
In Italia infine, il capo della polizia Lamberto Giannini, in una circolare inviata a prefetti e questori alla vigilia dell'anniversario dell'attacco alle Torri Gemelle, ha raccomandato «di rafforzare con effetto immediato le misure di sicurezza a protezione degli obiettivi diplomatico-consolari, turistici, culturali e commerciali degli Stati Uniti». Già blindate da giorni anche l'ambasciata statunitense e quella britannica a Roma.
«Il rischio terrorismo esiste da tempo - ha confermato il ministro agli Interni Luciana Lamorgese - e per ora è rappresentato soprattutto da lupi solitari o persone particolarmente disturbate, fragili, che possono venir inserite in circuiti di questo tipo». «Si tratta di un rischio latente - ha detto ancora il ministro - e certo è una situazione difficile. Al G7 abbiamo valutato come mettere in piedi iniziative comuni».
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