L'ex distilleria della politica dove c'era il "socialcapitalismo"

La sinistra può perdere la terra che governa da sempre Ma Bonaccini sogna di diventare il nuovo anti Salvini

L'ex distilleria della politica dove c'era il "socialcapitalismo"

È speciale perché è tornata a essere la distilleria ideologica d'Italia, la politica portata al suo stato di ebollizione: «Avete la possibilità di fare la storia se votate la Lega» e dall'altra parte «Cantiamo tutti insieme Bella ciao per fermare il nemico leghista». E infatti solo in Emilia, il voto elettorale è alcool, brandy, naturalmente Vecchia Romagna, e non solo perché più invecchia e più ubriaca come ormai si ubriaca Romano Prodi di novità («Magari avessi inventato io le sardine! Avrei voluto» ha detto lui che è il finto calmo emiliano, l'uomo che ancora sogna il Quirinale), ma perché qui più che altrove la fede si esaspera diventando giudizio di Dio, divide le famiglie (vedi il papà-sardina di Lucia Borgonzoni), un Comune e due piazze (la Lega a Bibbiano e Bibbiano non si Lega), ancora anarchici a Bologna ma già uomini d'ordine a Ferrara. E dunque se la sfida è oggi leghisti contro Sardine pure i trigliceridi sono oggi a duello: la mortadella che è naturalmente di sinistra perché è cibo da «Professore» contro il salame che invece è di destra perché lo bacia Matteo Salvini che a sua volta è stato baciato da Sinisa Mihajlovic («Voterò per la Borgonzoni»), allenatore del Bologna che lotta contro il male e che incarna lo spirito di una città dove rimane forte il governatore Stefano Bonaccini, che per piacere di più ha cambiato però aspetto, (esteticamente sembra di destra ma vuole essere l'anti Salvini) un po' come Pier Francesco Favino lo ha mutato per interpretare meglio la maschera di Craxi. «Ma l'Emilia non è solo Bologna» dice Giancarlo Mazzuca ex direttore del Giorno e autore insieme a suo fratello Alberto di Romagna Nostra, viaggio in quel territorio che il Pd sa essere passato alla Lega in maniera irreversibile e che è sempre materia di studio per gli scienziati del Mulino. È il pensatoio progressista dove è nato l'Ulivo, all'Emilia si deve pure questo, e poi la «vocazione maggioritaria», corposi studi sulla terza via, sulle fabbriche di Bristol, perché come disse una volta Renato Zangheri, ex sindaco di Bologna, comunista, ma di mente libertina: «Quelli del Mulino sanno tutto dei puritani del Massachusetts e niente delle mondine di Molinella...». E allora, la campagna, l'Appennino, potrebbe fare vincere Salvini («Qui abbiamo visto solo lui» dicono i residenti), ma la città, dove il malessere è sempre meno, potrebbe cambiare il risultato grazie alle Sardine che per Pier Luigi Bersani (vecchio emiliano, vino frizzante e stuzzicadenti dopo pranzo) sono addirittura dei geni perché capaci di dire due cose: «Alla destra: guarda che non sarà una passeggiata, e alla sinistra, non state lì a pettinare le bambole». Alla sinistra poco importa se le Sardine non sono state capaci di fornire un'idea per la loro Emilia («Fareste o no la prescrizione?») e che le loro risposte sono schiuma da impreparati («Ma lei sa se a un bambino autistico gli passano un pallone e questo ritrae le mani, come riesce a passargli la palla?» così ha farfugliato Mattia Santori in tv).

La verità è che così come l'Emilia ha incubato il M5s di Beppe Grillo (qui il primo Vaffa Day) e che ormai ha esaurito la sua spinta propulsiva, ci consegna adesso questo movimento nuovo simbolicamente ma antico nelle rivendicazioni, sintetizzabili un po' tutte nel fare di questa regione quella che Giovannino Guareschi chiamò il «Messico d'Italia». Amministrata dal dopoguerra a oggi da Pci-Pds-Ds-Pd, l'Emilia è l'unica dove la sinistra è longeva per la semplice ragione che qui la sinistra ha provato a fare la destra ma senza essere liberale come la destra.

Militarizzata attraverso uno più radicati sistemi cooperativistici d'Occidente, l'economia regionale è tuttora un compromesso tra funzionari del Pd toccati più volte dagli scandali, una commistione fra finanza e partito (a proposito: «Abbiamo una banca?» chiedeva Piero Fassino a Giovanni Consorte, prima alle cooperative e poi a Unipol). Quando gli studiosi anglosassoni provarono a spiegare ai propri lettori che cosa insomma rendesse unico il socialismo emiliano, si sentirono rispondere dai funzionari del Pci che il socialismo «non era altro che il capitalismo gestito da noi». Per Giovani Salizzoni, che è stato vicesindaco di Giorgio Guazzaloca, il primo sindaco di destra di Bologna, purtroppo «la sinistra ha agitato la paura che con la vittoria della Lega possa finire il mondo.

Il sole sorgerà anche in Emilia comunque vada. Lo sanno anche quelli di sinistra». Sarà ancora, questa sì, vecchia Romagna, quella dove per Ugo Ojetti «si finisce sempre a tavola. Lì dove, almeno, la politica è sempre leale e salubre».

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