Palamara paga per tutti. La radiazione dell'ex consigliere del Csm e ex numero uno dell'Anm viene letta, nei commenti della politica, come un caso di scuola di capro espiatorio. Molti plaudono alla decisione con cui si è chiuso il procedimento disciplinare del Consiglio superiore della magistratura, ma quasi tutti si domandano perché sia solo lui a pagare per un sistema il cui malessere va molto più in profondità. Così, per esempio, per l'ex magistrato Carlo Nordio il processo a Palamara è stato «stalinista», e anche se Nordio ricorda di «essere stato severo» nel commentare la vicenda Palamara nei suoi articoli, aggiunge di trovare «improprio che non siano stati sentiti i testi a difesa». «La sentenza aggiunge Nordio ricorda quella del generale Friedrich Fromm che condannò e fece fucilare von Stauffenberg con processo sommario, sperando che non lo coinvolgesse» nel fallito colpo di Stato contro Hitler, «poi però conclude Nordio non la fece franca neanche lui». Duro anche l'ex pm Antonio Ingroia, che mette in evidenza il rischio «che Palamara venga utilizzato come capro espiatorio», e dunque conclude - «sarebbe bene che la magistratura non si autoassolva attraverso la condanna di Palamara». Stessi toni per il pentastellato Nicola Morra, che si domanda se solo Palamara pagherà «per un sistema che si prestava alle sue macchinazioni», e dunque auspica che «non si possa punire la punta dell'iceberg e dimenticare il resto». Anche Enrico Costa, di Azione, è sarcastico: «Qualcuno pensa di far credere agli italiani che il solo unico esclusivo problema della magistratura si chiamasse Palamara - chiosa l'ex ministro degli Affari regionali - e che, eliminato lui, restino solo purissimi esempi di etica e dirittura morale? D'ora in avanti le correnti, che oggi si sono autoassolte, continueranno ad imperversare, complice la finta riforma del Csm presentata da Bonafede». Stessa linea per il presidente dell'Unione camere penali, Giandomenico Caiazza, secondo il quale la decisione del Csm è «sproporzionata e ispirata dalla logica del capro espiatorio», tanto che «più che una sentenza taglia corto Caiazza - è una pratica esorcistica». Critico anche il partito Radicale, al quale da ieri è iscritto Palamara. Per Maurizio Turco, che ha chiesto di istituire una commissione parlamentare d'inchiesta sull'affaire Palamara, «in questo processo ritroviamo l'oscuro del sistema. Sono anni che proviamo a riformarlo». Polemica anche l'opposizione. La presidente dei senatori azzurri Anna Maria Bernini spera che la radiazione di Palamara sia «l'inizio di un percorso, non un'autoassoluzione corporativa con la logica del capro espiatorio», ma teme che «la stagione dei veleni sia tutt'altro che conclusa» e che per fermarla non bastino «i correttivi cosmetici della riforma Bonafede». Il senatore di Fi Francesco Giro, invece, si domanda se dopo la radiazione di Palamara non ci sia «nulla da rivedere sulla nomina a vicepresidente del Csm dell'ex parlamentare piddino Ermini, oggetto e soggetto dei colloqui di Palamara con i due politici». Anche Maurizio Gasparri plaude alla radiazione, ma si domanda se il mancato ascolto dei testimoni chiamati dall'ormai ex magistrato non sia stato voluto dal Csm «per non mettere a nudo l'ampio coinvolgimento di tanti togati nella vicenda che ha visto Palamara protagonista non esclusivo».
Infine i consiglieri leghisti in Regione Lazio chiedono un consiglio straordinario «in cui Nicola Zingaretti chiarisca il suo rapporto con Palamara, dal momento che le intercettazioni telefoniche hanno evidenziato un sodalizio ambiguo».
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