
«Per me la Quaresima è iniziata il 14 febbraio, giorno del ricovero al Gemelli di Papa Francesco». La preghiera continua per il Pontefice, il messaggio di speranza e la testimonianza che offre ogni giorno che diventa grido di pace. Il cardinale Michael Czerny, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale, parla al Giornale alla vigilia del Giubileo dei Volontari che proprio lui dovrà presiedere come delegato di Bergoglio.
Come sta vivendo questo momento della malattia del Papa?
«Per me, ma direi per molti di noi, la Quaresima è cominciata il 14 febbraio. Noi camminiamo con il Santo Padre, con tristezza e speranza, continuando nella preghiera. Una preghiera ininterrotta».
Lei è stato recentemente in Libano. Che comunità ha trovato?
«In Libano, la gente era cosciente della malattia del Papa. Allo stesso tempo è molto riconoscente per la preghiera e la solidarietà che il Santo Padre mostra ogni giorno».
Intanto il Papa non smette mai di chiamare il parroco di Gaza. Sembra quasi che stia offrendo questo momento di sofferenza per la pace...
«Esattamente. Il Santo Padre vuole richiamare alla pace, alla giustizia, alla cura della casa comune. Ma anche al rispetto dei diritti umani. Sono temi costanti del suo pontificato. E non sta smettendo di gridarlo anche dal letto di ospedale. Soprattutto ci ricorda che il punto di partenza è la sofferenza, e questo motiva lui e tutti noi come esseri umani, di rispondere, e di non lasciare questo dolore nel nostro cuore ma di farci prossimi e vicini a chi soffre».
Che insegnamento sta offrendo il Papa?
«Ci sta dicendo che tutti, in qualsiasi condizione umana ci troviamo, hanno l'opportunità di rispondere alla sofferenza, promuovendo la giustizia e la pace. Non occorre essere in buona salute o essere giovani per rispondere alle sfide che ci sono intorno a noi. Ciò che chiede il Papa è di ascoltare il grido dei poveri e rispondere. E questa è la sua grande testimonianza».
Bergoglio è molto «attivo» anche nel lavoro: continua a fare nomine, ha istituito una commissione per le donazioni. Un buon segno della sua lucidità?
«Certamente. La nostra condizione umana è personale, così come sono le nostre sofferenze. Rappresentano dei fattori esistenziali importantissimi che non devono essere un ostacolo al servizio degli altri. Con la sua sofferenza, Papa Francesco partecipa a quella di Cristo e la offre per la salvezza del mondo. È lo stesso esempio che ci ha dato San Giovanni Paolo II».
Domenica presiederà il Giubileo del mondo del volontariato, delegato del Papa. Che messaggio vuole dare?
«Vorrei incoraggiare tutti i volontari a continuare il proprio servizio, nonostante la malattia del Papa e nonostante le grandi sfide che abbiamo intorno a noi.
Vorrei incoraggiare tutto il mondo del volontariato con un messaggio: il punto non è il successo ma la risposta e il servizio. Il volontariato riguarda ogni angolo della vita umana, tutti i settori sono importanti e tutti siamo chiamati a rispondere laddove incontriamo un povero che ha bisogno di noi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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