Via libera al dl povertà: arriva il "reddito di inclusione"

Al governo la delega di adottare una misura per contrastre la povertà. Gentiloni: "Un passo verso le famiglie in difficoltà"

Via libera al dl povertà: arriva il "reddito di inclusione"

"È un passo avanti per venire incontro alle famiglie in difficoltà". Il premier Paolo Gentiloni saluta con entusiasmo il via libera del Senato al disegno di legge delega sul contrasto alla poverta che è stato approvato con 131 voti favorevoli, 71 contrari e 21 astenuti. All'interno della nuova legge c'è anche il cosiddetto "reddito di inclusione" che mira a contrastare le sacche di povertà nel Paese.

"Questo strumento - ha commentato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti - è il pilastro fondamentale del Piano nazionale per la lotta alla povertà e colma un vuoto che ci vedeva come l'unico Paese, insieme alla Grecia, privo di una misura strutturale di contrasto alla povertà". Il provvedimento, che ha un finanziamento da 1,2 miliardi di euro per il 2017, delega il governo a adottare una misura nazionale di contrasto della povertà e dell'esclusione sociale. Il "reddito di inclusione" sarà condizionata "alla prova dei mezzi, effettuata attraverso l'indicatore della situazione economica equivalente (Isee)". Con questo provvedimento il governo è delegato anche a riordinare le prestazioni di natura assistenziale di contrasto della povertà (escluse quelle agli anziani, a sostegno della genitorialità e legate alla condizione di disabilità e invalidità). Viene previsto poi un intervento per il rafforzamento del coordinamento degli interventi in materia di servizi sociali per garantire in tutto il territorio nazionale i livelli essenziali delle prestazioni.

Chi può richiederlo

Il testo originario del provvedimento prevedeva la destinazione prioritaria ai nuclei familiari con figli minorenni e successivamente ai soggetti con maggiore difficoltà di inserimento e di ricollocazione nel mercato del lavoro. Questa scala di priorità (necessaria perché le risorse stanziate non sono sufficienti a coprire tutte le persone in stato di povertà) è stato meglio definita e maggiormente articolata. Questa la nuova scala di priorità (con sempre al centro la famiglia): i nuclei familiari con figli minori o con disabilità grave o con donne in stato di gravidanza accertata o con persone di età superiore a 55 anni in stato di disoccupazione.

La portata dell'assegno

La delega non precisa né a quanto dovrà ammontare il sostegno né dà indicazioni sulla soglia di povertà. Si è stabilito, comunque, che "nella definizione del beneficio si tiene conto della condizione economica del nucleo familiare e della sua relazione con una soglia di riferimento per l'individuazione della condizione di povertà". In sostanza, viene spiegato, con questa specifica il governo dovrà individuare il quantitativo economico della misura che sarà erogata e che spetterà al destinatario tenendo conto della sua situazione economica. Per esempio, se l'esecutivo deciderà di fissare la misura in 400 euro e un possibile destinatario ha un reddito, sempre calcolato in base all'Isee, di 350 euro il sussidio ammonterà a 50 euro.

Immigrati residenti in Italia

Per beneficiare della misura occorrerà un "requisito di durata minima della residenza sul territorio nazionale nel rispetto dell'ordinamento dell'Unione europea". La misura è, infatti, destinata anche alle persone che non hanno cittadinanza italiana, in rispetto alle norme dell'Unione europea. Non potranno, invece, usufruire della "reddito di inclusione" gli italiani residenti in pianta stabile all'estero.

I dubbi sui rifinanziamenti

Le nuove risorse di finanziamento del Piano nazionale per la lotta alla povertà sono "eventuali". Quest'ultima specifica è stata inserita in aula, già alla Camera, recependo una condizione della commissione Bilancio. Questa previsione è stata al centro di un duro confronto tra maggioranza e opposizioni durante l'iter a Montecitorio.

Secondo il Pd, non si mette in discussione l'ulteriore finanziamento della misura, ma è dovuta solo al fatto che, per il finanziamento, serva l'emanazione di provvedimenti normativi ad hoc, questa sì eventuale. Secondo le opposizioni, invece, con l'aggiunta si mette in discussione la possibilità che il Piano sia rifinanziato.

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