Il libro comico di Toninelli simbolo del fallimento 5s

L'ex ministro è un illuso: ci ha creduto davvero

Il libro comico di Toninelli simbolo del fallimento 5s

I Cinque stelle, o quel che ne resta, dovrebbero fare una statua a Danilo Toninelli. Perché la sua lealtà e il suo candore sono la prova che non sempre il potere logora, consuma, cambia le persone.

Basta leggere Non mollare mai per rendersene conto: duecento pagine di pensierini da scuola elementare, un concentrato di ingenuità da far impallidire un libro di fiabe. Vabbè, ma che cosa possiamo pretendere da uno che dice «non so perché mi abbiano fatto fuori dal Conte bis», ma intanto l'ha votato, che si rammarica per l'addio a Casaleggio jr e a Rousseau ma intanto paga le quote, che se la prende con la «reputazione mediatica» che l'ha affossato, rifiutando (si dice) le avances di chi vuole ricandidarlo. La satira contro di lui, a volte ingiusta, è una barzelletta rispetto alla comicità involontaria di certi tweet, post o alcuni meme for dummies tipo «Abbiamo abolito la povertà» - che hanno definitivamente ammazzato l'ideologia M5s in un mare di risate.

Se ti giochi tutto sulla reputazione mediatica, non devi arrabbiarti se ti accusano di andare in giro su un'auto diesel (peraltro di seconda mano, e presa senza ecobonus...) perché diventi tuo malgrado la rappresentazione plastica del cortocircuito tra ambientalismo e ideologia. Ma Toninelli è un sognatore puro, innamorato della realtà dei social da vantarsi di un suo post da «trentaduemila like e un milione e trecentomila visualizzazioni», aggiungendo che «un milione di comuni cittadini sono parecchie volte il numero delle copie de Il Giornale», testata mai tenera con lui, fingendo di farci credere che il gesto del clic valga il disturbo di andare in edicola - ogni giorno, e grazie a chi lo fa - a spendere 1,50 euro.

Toninelli forse è un illuso, ma quanto meno non è cambiato. Un po' come Frodo nel Signore degli Anelli. Che cosa sono diventati, invece i suoi amici grillini? Tanti piccoli Sméagol, gente corrotta dal potere disposta a trattare con chiunque - da Matteo Salvini a Matteo Renzi, da Forza Italia al Pd - pur di tenere le terga al caldo della poltrona ministeriale, come un peone qualsiasi della Prima Repubblica. Quando questa tragicomica legislatura finirà, quando l'ultimo grillino avrà detto addio ai suoi privilegi, non ci sarà spazio per gli alibi di circostanza. Il grillismo ha fallito, come un gratta e vinci che ti lusinga con la promessa di diventare milionario poi ti lascia disilluso e più povero. Dovevano aprire il Parlamento come una scatola di tonno, invece sono diventati loro i tonni, prigionieri della camera della morte in attesa della mattanza delle urne.

E se la fiammella del grillismo resterà accesa, se la follia dell'«uno vale uno» non sarà per sempre cancellata dal cinismo alla Luigi Di Maio dell'«uno vale

l'altro», se ci sarà ancora qualcuno disposto a dare credito all'uomo della strada pronto a cambiare il mondo, in buona fede, beh bisognerà ringraziare Toninelli. Non perché sia vero, ma perché qualcuno ci ha provato davvero.

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