Usare i fondi «scoperti» per incentivare le imprese. Questa l'idea di Confindustria sui fondi del Pnrr. «Questione di ore», aveva detto il ministro Giancarlo Giorgetti, per il via libera alla terza tranche del Pnrr su cui l'Ue ha voluto un supplemento di valutazione. E il governo percorre il sentiero stretto del negoziato con Bruxelles non solo sul Piano ma anche sul Mes, il meccanismo europeo di stabilità che l'Italia non ha ancora ratificato. Anche sulla riforma del Patto di Stabilità per cui l'Italia è sorvegliata speciale a causa del suo debito. La trattativa è aperta e incrociata. E il ministro della Difesa Guido Crosetto al Corriere respinge al mittente le critiche sul Pnrr: «I problemi con il Pnrr c'erano già due anni fa, non c'è nulla che questo governo abbia peggiorato, anzi. Il ministro Fitto ha fatto un lavoro straordinario, ha costruito le condizioni per poter spendere i soldi». Inoltre, dice, «è il segno di una miopia della Ue non capire che alcune spese, come la Difesa in epoca di guerra, andrebbero scorporate dai vincoli così stringenti del patto di Stabilità». Quanto al Mes, «il premier e il ministro Giorgetti sanno benissimo cosa fare. È solo uno dei molti, importanti argomenti. La contrattazione su scelte fondamentali, tra l'altro collegate, è normale dialettica».
Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi (tondo) chiede al governo di «presentare con grande rapidità a Bruxelles la lista precisa di riallocazione dei progetti Pnrr che non siamo in grado di realizzare. La nostra proposta è di destinare buona parte delle risorse che rimarrebbero scoperte verso incentivi all'investimento per le imprese, che sono di rapida attuazione e di più sicuro impatto sul Pil, non modificando le regioni di destinazione delle risorse».
E sul meccanismo europeo, se il problema, sostiene
Bonomi, è che «non è più consono all'obiettivo che vogliamo perseguire, allora proponiamo all'Europa di trasformarlo in un fondo per la competitività visto le risorse già stanziate. Confindustria sarà al fianco del governo».
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