L'idea dello Zar non cambia: "eliminare" Zelensky e poi trattare

L'inviato di Trump a Kiev apre a elezioni prima dei negoziati. Ma così "sposa" la tesi del Cremlino

L'idea dello Zar non cambia: "eliminare" Zelensky e poi trattare
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Keith Kellogg, rappresentante di Donald Trump per la questione ucraina, ha dato a Vladimir Putin una grossa soddisfazione. In Ucraina, ha detto, si dovrebbero tenere elezioni entro la fine dell'anno. Subito Dmitry Peskov, portavoce di Putin, ha plaudito: «L'idea stessa di tenere elezioni in Ucraina è importante dal punto di vista della legittimazione della leadership», ha detto Peskov, aggiungendo che per Putin «questa legittimazione è necessaria dal punto di vista della fissazione giuridica di eventuali accordi in termini di risoluzione del conflitto».

La sfacciataggine del regime russo è strabiliante. Come è noto, in questi ultimi quindici anni almeno, Putin è stato confermato presidente in una serie di elezioni non solo palesemente truccate, ma viziate alla base dalla mancata ammissione di avversari politici veri, dagli omicidi mirati dei più pericolosi (la morte del 47enne Aleksei Navalny un anno fa in un lager siberiano è solo l'esempio più estremo) e dall'assoluta mancanza di libertà per gli oppositori del regime di partecipare alle elezioni non solo in condizioni di equità, ma tout court: chi non piace a Putin non viene ammesso e finisce lì. Che un simile regime si permetta di discettare di «legittimazione della leadership ucraina» è pazzesco, ma più ancora lo è che questo venga consentito dal presidente americano senza nulla obiettare.

Si finge qui di non sapere che, a differenza di Putin, Zelensky non è un dittatore, che è stato eletto con il 72% di voti veri nel 2019, e che nuove elezioni non sono state tenute a scadenza regolare nel maggio scorso unicamente perché l'Ucraina è sotto le bombe russe da tre anni e non ci sono le condizioni politiche e di sicurezza minime per portare un Paese alle urne. Ma è interesse di Putin far credere che Zelensky sia un usurpatore. La cosa penosa è che da Washington gli tengano bordone in nome del conseguimento di una pace a qualsiasi costo che servirebbe solo a Trump e a Putin, certamente non al popolo ucraino e meno che mai a noi europei.

È chiaro che per Putin essere legittimato a livello internazionale dalla Casa Bianca è un successo almeno altrettanto importante di quella vittoria militare che non riesce a conseguire.

Altrettanto chiaro è che, pretendendo elezioni in Ucraina, Putin non fa che insistere su un punto che va perseguendo da anni: Volodymyr Zelensky va tolto di mezzo e sostituito, se non con un pupazzo ai suoi ordini qual era il deposto a furor di popolo Viktor Yanukovic, almeno con una figura più malleabile. Qualcuno che conduca l'Ucraina sulla via di compromessi che siano l'anticamera di una sconfitta totale.

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