Liguria, consulenze d'oro pure all'uomo forte del Pd

Dopo Spinelli, nell'indagine un altro imprenditore. I gemelli Testa: nessun voto di scambio con Toti

Liguria, consulenze d'oro pure all'uomo forte del Pd
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«Nessun accordo con Giovanni Toti». Lo dichiara ai pm nell'interrogatorio di garanzia Angelo Arturo Testa, uno dei due gemelli accusati di aver fatto convergere voti alla lista Toti e ai suoi candidati alle regionali del 2020 in cambio di posti di lavoro per alcuni esponenti della comunità di Riesi a Genova. É una delle contestazioni per cui è scattata l'aggravante mafiosa, ipotesi che ha consentito ai pm di mettere sotto intercettazione gli indagati per tre anni e mezzo. Secondo i magistrati quel presunto do ut des avrebbe agevolato il clan Cammarata del mandamento siciliano di Riesi. Testa davanti ai pm conferma che era soprattutto il fratello Italo Maurizio a tenere i rapporti con Matteo Cozzani, il capo di gabinetto di Toti che ieri dagli arresti domiciliari ha deciso di dimettersi dall'incarico. All'epoca era il «mandatario» del governatore, dice Testa. A Cozzani il fratello avrebbe consegnato «due curriculum» di persone da sistemare. Ma «con Toti non c'era nessun accordo, c'era solo da far votare la lista». E ancora: «Non è che abbiamo obbligato nessuno a votare. Nessuno ha garantito niente e nessuno ha promesso niente». I pm gli ricordano che a un certo punto qualcuno, per gli inquirenti Umberto Lo Grasso, un consigliere comunale, li ha avvertiti che avevano «i telefoni sotto controllo». Testa conferma: «É stato Lo Grasso a dircelo (...) Io ho risposto (...) noi non abbiamo niente da nascondere, facciamo campagna elettorale come da 50 anni abbiamo sempre fatto (...) in Belgio o Germania».

Oggi la Procura potrebbe sentire nuovi testimoni. Dopo l'interrogatorio è tornato in carcere l'ex presidente dell'autorità portuale Paolo Emilio Signorini (nella foto). I suoi legali presenteranno istanza per ottenere i domiciliari. Per i pm sarebbe stato corrotto non solo da Aldo Spinelli, ma anche da un altro imprenditore, Mauro Vianello. 71 anni, molto vicino al Pd genovese, non ha mai nascosto il suo essere «uomo di sinistra» e sebbene non iscritto al partito, è considerato il riferimento della corrente dem nel porto. É finito nell'inchiesta per una consulenza da 200mila euro che Signorini gli avrebbe affidato nel 2023, quando era diventato presidente di Iren. Vianello era anche presidente dell'Ente Bacini, società che gestisce i moli, e ambiva a essere nominato ad di un'altra partecipata, Stazione Marittime. Lo sponsorizzava Signorini, che intercettato diceva di conoscerlo «soprattutto perché, essendo il Pd genovese ormai governato da lui (...)». Signorini per l'accusa aveva dato la consulenza Iren a Vianello «senza preventivamente informare il cda» e «senza alcuna selezione tra candidati». Per questo i pm vogliono capire se quell'incarico sia una restituzione di favori ricevuti.

L'imprenditore, scrivono i finanzieri, gli presta l'auto per andare a Montecarlo con la fidanzata, paga il catering da 6.

600 euro per le nozze della figlia, gli regala un Apple Watch. Sotto il faro dei pm c'è un provvedimento firmato da Signorini che avrebbe favorito la Santa Barbara Srl (di cui Vianello deteneva il 54% di quote) specializzata in sicurezza nel porto.

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