L'impossibilità umana di diventare santi

di Rino Cammilleri

L' esortazione apostolica Gaudete et exsultate, pubblicata oggi da papa Francesco, è un invito, rivolto a tutti i credenti, ad essere santi. E fin qui la cosa è pacifica, perché la santità è lo scopo di ogni cristiano. Le primissime parole di Cristo, all'inizio della sua missione pubblica, furono infatti: «Convertitevi e credete al vangelo». Convertitevi. Cambiate, cioè, giro mentale e orientatelo secondo il vangelo. Già Dio padre, rivolgendosi ad Abramo, aveva detto qualcosa del genere: «Cammina alla mia presenza». Cioè, fai tutto come se Io ti guardassi (anche perché davvero Io ti guardo). E papa Francesco, oggi, insiste con tutti: «Non pensiamo a quelli già beatificati o canonizzati», perché «la chiamata alla santità è anche per te». Come si fa? Semplice: basta vivere e camminare alla presenza di Dio, del Dio cristiano, cattolico per la precisione. Eh, tutto facile quando il cuore canta, e quando Dio «non ci induce in tentazione» (tanto per richiamare una vecchia questione di traduzione del Paternoster). Essere santi vuol dire compiere perfettamente il proprio dovere di stato alla luce degli insegnamenti della Chiesa. Sei un padre di famiglia, fai bene il padre di famiglia; sei un prete, fai bene il prete; e così via. Anche un soldato in guerra, anche un poliziotto in azione possono essere santi se si comportano in modo cristiano. Messa così, comunque, sembra appunto facile e alla portata di tutti. Invece non è così. Fare il cristiano non è affatto facile, è, anzi, la cosa più difficile del mondo, specialmente in un mondo che rema ossessivamente contro. Il Dio cristiano vuole, per esempio, che si amino i propri nemici e che si porga l'altra guancia a chi ci percuote. Cose agevoli quando nessuno ci percuote e non abbiamo nemici. Solo che proprio la cronaca quotidiana insegna che nessuno è ladro o assassino finché non gli capita l'occasione giusta («non ci indurre in tentazione»).

Quanti delitti «per futili motivi» leggiamo ogni giorno? Sopportare il vicino maleducato e rumoroso una tantum è alla portata di tutti, ma se la cosa va avanti giorno e notte per anni? Quanti reggono un mobbing prolungato sul lavoro senza maledire chi lo procura? Quanti sono quelli che, morto un figlio per malattia o incidente, hanno la forza di benedire Dio senza perdere la fede? Infine, se uno nasce con un temperamento violento, iracondo e introverso, dovrà fare sforzi da ernia, per tutta la vita, per diventare «un sant'uomo» come il suo simile che, invece, è nato mite, allegro, buono e simpatico. Niente, per essere santi ci vuole la Grazia. Sennò è puro sforzo; meritorio, certo, ma inane.

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