L'incredibile invettiva del sito di Piccardo contro Paolo Branca

Lo studioso accusato dal sito La Luce, lo stesso che ha ospitato l'intervista a Silvia Romano, di aver deriso e guardato giovani rifugiate siriane in una moschea: ma la realtà era ben diversa

L'incredibile invettiva del sito di Piccardo contro Paolo Branca

Prendere una frase, estrapolarla dal suo significato e darla in pasto al circuito social: un trucco che in tutto il mondo è sempre più diffuso al fine di screditare un avversario oppure attuare una pericolosa vendetta mediatica.

Vittima di questa pratica nelle scorse ore è stato lo studioso e linguista, nonché profondo conoscitore del mondo islamico, Paolo Branca. Quest’ultimo è stato accusato dal sito online “La Luce” di aver dichiarato la seguente frase: “In moschea guardavo sederi e slip delle rifugiate siriane e ridevo”.

Una frase che ha subito scatenato polemiche ed ha messo nella gogna mediatica lo studioso, il quale però sui social aveva detto tutt’altro. Il ragionamento di Branca anzi, non tendeva affatto a sottolineare alcun aspetto “ludico” della circostanza sopra richiamata. Al contrario, il linguista ha scritto ben altra cosa: “Le rifugiate siriane pregavano in fondo ad una moschea di Milano – si legge nella frase poi stravolta da La Luce – I jeans stretti ed a bassava vita mostravano sederi e slip ad ogni prostrazione. Io da Kafir stavo dietro a tutti/e e sorridevo. Chi fa la salat è musulmano, chi la fa così è paradossale. E la nostra è appunto epoca dei paradossi”.

Branca non andava quindi, come invece volutamente fatto capire da La Luce, volutamente in moschea per osservare le donne in preghiera, né tanto meno era divertito da quanto vedeva. Ha invece sottolineato il paradosso di persone che, in un luogo di culto, presentavano abbigliamenti giudicati non consoni.

Per rimarcare questo concetto, Branca poi ha aggiunto nel suo discorso: “Ha fatto Papa Francesco a dire che il pastore deve avere addosso l’odore delle pecore. Io non sono capace di fare il pastore, mi manca il carisma. Per le pecore perdute posso solo fare una cosa: sparare ai lupi”.

Ben si può vedere quindi come il titolo dato da La Luce e le frasi attribuite a Branca siano completamente diverse dalla realtà e dal vero pensiero dello studioso. E c’è forse un motivo per il quale il sito ha dato in pasto ai social una simile falsità. La Luce è salito alla ribalta per aver ospitato un’intervista a Silvia Romano, la volontaria italiana rapita in Kenya e convertitasi all’Islam durante la sua prigionia.

Diretto da Davide Piccardo, primo dei cinque figli di Hamza Piccardo, ossia uno dei fondatori del Consiglio Islamico d’Italia, La Luce non ha mai attratto le simpatie dello studioso Paolo Branca, il quale pochi giorni fa aveva dichiarato al Corriere della Sera che il sito ha “chiare tendenze filo

Fratelli Musulmani”.

Possibile che questa frase abbia innescato la reazione del magazine online? Di certo, quanto di gave attribuito a Branca non corrisponde a verità. E rischia di provocare un grave danno di immagine allo studioso.

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