L'inflazione morde le famiglie italiane. Il governo Meloni studia le contromisure, dopo un primo blocco di interventi varato con la manovra. Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti non esclude, qualora il prezzo del carburante dovesse schizzare nelle prossime settimane, di rimettere in campo lo sconto sulle accise, introdotto nel marzo scorso dall'esecutivo guidato da Mario Draghi e che la maggioranza di centrodestra ha cancellato dal primo gennaio 2023. È però l'opzione finale, che l'esecutivo considera come extrema ratio. Il titolare di via XX settembre ha fissato un'asticella (2 euro e 50 centesimi al litro per la benzina) prima che il ricorso allo sconto sulle accise diventi inevitabile. Andrà quindi monitorato costantemente l'andamento del prezzo della benzina e del gasolio. Per ora il monitoraggio, che arriva anche dalle app, smentisce gli allarmi lanciati delle opposizioni: sull'A1 il prezzo della benzina è sotto i 2 euro. Stesso discorso per l'Adriatica.
Il prezzo, senza tagli, della benzina si colloca intorno a 1 euro e 80 centesimi. Vale a dire le stesse cifre del marzo 2012, marzo 2013, marzo 2014. «A differenza - fanno notare fonti della maggioranza di luglio, quando nonostante lo sconto sulle accise il prezzo sfiorò i 2 euro». Il tema resta il contrasto alla speculazione. Una battaglia nella quale l'esecutivo sembra avere le mani legate. La linea che trapela dagli ambienti di maggioranza è che sullo sconto sulle accise, alle condizioni attuali, non si torna indietro. Al netto degli attacchi che arrivano da Pd e Cinque stelle. L'obiettivo di lungo periodo - fanno notare fonti di governo - è un intervento strutturale per la definitiva cancellazione delle accise.
A supporto della linea del governo c'è un rapporto dell'ufficio parlamentare di bilancio del 18 ottobre scorso che evidenzia come lo sconto sulle accise favorisca soprattutto i redditi alti. «Per continuare altri 3 mesi di taglio delle accise avremmo dovuto rinunciare al taglio del cuneo fiscale, costato 4 miliardi o alle misure per imprese, famiglie, sostegno sociale. Il che significa ad esempio che il costo del gas, che oggi è + 23,3% sarebbe stato più 50% e anche più. Abbiamo dato corso a una scelta già definita a marzo 2022 da chi oggi finge di non saperne nulla», precisano le fonti di governo.
Dal Pd però l'affondo continua: «Rincari dei carburanti, inflazione che cala meno degli altri Paesi, aumenti vertiginosi dei generi di prima necessità: questa è la realtà del Paese oggi. Serviva una manovra di bilancio attenta alle fasce più deboli» - commenta Debora Serracchiani, capogruppo Pd alla Camera. Accuse rispedite al mittente: «Nessuno ha aumentato le accise come racconta la sinistra, questa è una fake news. È stato abolito l'intervento generalizzato sul carburante perché non pensiamo che abbia senso spendere un miliardo al mese di risorse pubbliche per ridurre il prezzo del pieno indistintamente, anche a chi possiede auto di lusso. Quei soldi li abbiamo destinati a famiglie, lavoratori, imprese, come fa un governo serio» - ribattono fonti di governo. La priorità resta dunque il contrasto al caro bollette.
Con i soldi risparmiati il governo, da un lato, ha finanziato il taglio del cuneo fiscale, dall'altro utilizzerà il tesoretto per sostenere alcune misure in favore delle fasce più deboli: bonus elettricità per i redditi con Isee inferiore a 15mila o fino a 20mila con 4 figli a carico. Per fronteggiare l'inflazione nel carrello della spesa, l'esecutivo punterà tutto sulla carta sociale e sull'indicizzazione delle pensioni.
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