Le «linee rosse» della Nato sono già sulla carta. Ma piacciono più a un Emmanuel Macron alla ricerca di consensi in vista delle elezioni europee che non ai comandi dell'Alleanza Atlantica. Da quanto si capisce le linee rosse, ovvero i casi estremi in cui la Nato ipotizza un intervento diretto nel conflitto ucraino, sono solo due. Il primo riguarda una possibile entrata in gioco della Bielorussia, in coordinamento con un corpo di spedizione russo, in vista di un nuovo assalto a Kiev sul fronte nord-occidentale. La seconda opzione scatterebbe invece in caso di attacco russo a un Paese europeo. Ma si tratta di due casi di scuola che Mosca è la prima a voler evitare.
L'eventualità di un assalto a Kiev con l'appoggio del presidente Alexander Lukashenko è assai lontano dalle intenzioni di Mosca per due ragioni. La prima è strategica. Dopo aver con molta fatica reclutato 300mila uomini da convogliare sui mille e passa chilometri di fronte del Donbass il Cremlino dovrebbe spostarne almeno 80mila a Nord Ovest. Nel farlo dovrebbe contare sull'appoggio di altrettanti soldati di Minsk e sulla fedeltà politica di Lukashenko. Due incognite tutte da verificare da parte di un Cremlino insospettito, ai tempi delle elezioni bielorusse del 2020, dai tentativi di Lukashenko di avviare un'interlocuzione con l'Europa. C'è poi una terza ragione strettamente legata ai fiaschi del febbraio-marzo 2022 quando il corpo di spedizione russo restò impantanato nelle foreste intorno alla capitale ucraina. Allora l'obbiettivo non era tanto la conquista di Kiev «manu militari» quanto il massiccio sostegno operativo a un colpo di stato concordato con le quinte colonne reclutate all'interno di forze armate, servizi segreti e potere amministrativo di Kiev. Un progetto sventato dai servizi segreti britannici che scoprirono con largo anticipo i piani di Mosca e individuarono - d'intesa con quelli di Zelensky - generali e funzionari al soldo del Cremlino.
L'altra lezione appresa da Mosca nei cupi giorni del febbraio-marzo 2022 riguarda la superiorità tecnologica di una macchina militare occidentale capace di penetrare le comunicazioni russe e colpire al cuore le sue unità. Proprio quella lezione rende assai improbabile la seconda «linea rossa» della Nato ovvero l'attacco russo a un Paese europeo. Sulla base di queste considerazioni il Cremlino ritiene assai più fruttuoso allargare l'offensiva del Donbass fino a Kharkiv in direzione Nord-Est per poi concentrarsi sulla conquista di Odessa in direzione sud ovest.
Due direttive che permetterebbero di annettere le ricche pianure tra Dnipro e Kharkiv, cuore della produzione agricola ucraina per poi chiudere con la conquista del porto di Odessa, tutti gli accessi al mare dell'Ucraina. Lasciando all'Europa e alla Nato un Paese ridotto a relitto geografico ed economico.
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