L'Ue vuole lasciarci i migranti. Un piano tedesco per rovinarci

Niente ricollocamenti obbligatori: la proposta italiana non verrà presa in considerazione, la presidenza di turno tedesca dell'Ue ha fatto sapere di non considerare il tema come una priorità. Per il governo Conte è una nuova doccia fredda

L'Ue vuole lasciarci i migranti. Un piano tedesco per rovinarci

Forse almeno questa volta verrà risparmiata una passerella a favore di telecamera, come quella vista a Malta quasi un anno fa. Il 23 settembre 2019 la Germania si era fatta promotrice di un vertice tenuto a La Valletta, in cui si doveva discutere dell'idea di rendere obbligatorio il ricollocamento dei migranti sbarcati in territorio europeo.

Cinque i ministri dell'Interno presenti nella capitale maltese: c'era la Lamorgese, assieme al suo collega tedesco, francese, maltese e finlandese, con Helsinki invitata in qualità di presidente di turno dell'Ue. Tra proclami e annunci, si è parlato di svolta storica: da quel momento in poi, dicevano i ministri con sullo sfondo il porto vecchio di La Valletta, i Paesi dell'Ue si sarebbero fatti obbligatoriamente carico di specifiche quote di migranti sbarcati lungo le coste delle nazioni europee che si affacciano sul Mediterraneo.

In realtà da quel vertice è uscito solo un documento con cinque proposte, tutte poi rigettate da gran parte dei governi Ue. L'appuntamento maltese altro non è stato che un modo per la Germania di offrire una sponda politica al neonato governo Conte II, già in difficoltà sulla questione migratoria. Di vere riforme e soprattutto di ricollocamenti, pallino italiano da tempo e unica vera strategia su cui sta puntando il ministro Lamorgese, non c'è stata traccia.

E oggi il titolare del Viminale, assieme al resto dell'esecutivo, è destinato ancora di più a rimanere a mani vuote. Infatti, questa volta da Berlino non c'è nemmeno voglia di illudere l'Italia o dare qualche speranza politica alla maggioranza giallorossa. In modo molto categorico, come riferito da fonti comunitarie all'Huffington Post, la presidenza di turno tedesca non ha come priorità quella di discutere di ricollocamenti di migranti.

Il governo di Angela Merkel resterà al timone dell'Ue fino a dicembre, quindi almeno per questo 2020 nessuna norma sui ricollocamenti entrerà in vigore. L'Italia, dal canto suo, si è mossa su un doppio binario negli ultimi 12 mesi: a livello interno ha continuato a ripetere che il vertice di Malta ha dato i suoi frutti e che la strategia sui ricollocamenti ha funzionato, mentre in ambito comunitario (ammettendo implicitamente il fallimento dell'incontro maltese) Roma ha proposto nuovamente un sistema automatico di redistribuzione di migranti nel resto dell'Ue.

Proposte che quindi non verranno nemmeno prese in considerazione. E se questo è stato possibile riscontrarlo tra le voci di corridoio che corrono a Bruxelles, a levare ogni dubbio definitivamente è stato lo stesso presidente del consiglio europeo, Charles Michel: “I ricollocamenti obbligatori dei migranti – ha dichiarato l'ex premier belga all'Ansa – non sono l’alfa e l’omega della discussione sulla migrazione. Occorre un approccio razionale”.

Niente ricollocamenti dunque e niente proposte in tal senso. La modifica del trattato di Dublino, vero perno della questione in quanto è proprio questo documento a stabilire che soltanto il Paese di primo sbarco deve sobbarcarsi ogni onere dell'accoglienza, non sarà presa in esame nei prossimi mesi. Nemmeno quando a ottobre il presidente della commissione europea, Ursula Von der Layen, presenterà il piano europeo sull'immigrazione e non dovrebbe essere previsto un immediato inserimento della proposta italiana sui rimpatri.

In poche parole, l'Italia verrà lasciata sola dall'Ue e dai suoi partner.

L'immigrazione è un problema che riguarda solo e soltanto Roma: “I governi Ue sono convinti che l'immigrazione sia una questione che riguarda l'Europa, ma devono risolverla soprattutto gli italiani”, ha scritto Vittorio Macioce su IlGiornale.it. E purtroppo pare anche questa volta che sarà così. E per Lamorgese e il governo Conte, all'orizzonte c'è una doccia fredda che potrebbe tradursi in fallimento.

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