Le liti di governo gonfiano lo spread

La Bce ci bacchetta: tassi su solo in Italia per le tensioni politiche

Le liti di governo gonfiano lo spread

Cambiano i governi, ma i contribuenti continuano a pagare il prezzo dell'instabilità politica. Chi sperava che il governo Conte bis avrebbe portato la pace sui mercati d'ora in poi avrà pochi argomenti da spendere. Il bollettino economico della Bce diffuso ieri spiega che i rendimenti sovrani dell'area dell'euro, nel periodo dal 12 settembre all'11 dicembre, hanno mostrato «variazioni contenute». Quindi un periodo di bonaccia sul fronte dei rendimenti dei titoli di debito pubblico degli stati dell'Euro.

Fa eccezione l'Italia, dove il rendimento è aumentato in maniera significativa, principalmente «per effetto di tensioni politiche interne». Nel dettaglio, lo spread delle obbligazioni sovrane italiane a dieci anni (che la Bce calcola sulla media dei rendimenti di Eurolandia ponderati in base al Pil) «si è ampliato in misura significativa, di 27 punti base, arrivando a 1,43 punti percentuali, principalmente di riflesso all'intensificarsi di tensioni politiche interne che, in quanto tali, non hanno avuto effetti di propagazione su altri paesi dell'area dell'euro».

In sostanza, il costo del debito pubblico dipende dal rischio percepito da parte dei mercati e l'aumento del costo in Italia è da imputare esclusivamente a cause interne, visto che lo spread degli altri Paesi è generalmente calato. Quelli di Germania e Portogallo, rileva la Bce, «si sono ridotti di 3 e 4 punti base, collocandosi rispettivamente a -0,23 e 0,46 punti percentuali, mentre i differenziali relativi a Spagna e Francia si sono ampliati rispettivamente di 7 punti base e di 1 punto base, arrivando a 0,53 e 0,09 punti percentuali».

Nonostante nessuno parli più di Italexit o Eurobond, l'Italia non convince gli investitori.

Non è solo un problema di contabilità pubblica. Dietro alla maggiore spesa per interessi c'è innanzitutto un giudizio negativo dato dai mercati. Preoccupati dall'instabilità del governo, soprattutto dopo le prossime elezioni in Emilia Romagna. Gli investitori stanno già prezzando una crisi dell'esecutivo Conte e una vittoria della Lega nella ex regione rossa.

Poi ci sono gli effetti sui conti pubblici. «Ci saranno delle importanti aste prima e dopo le elezioni del 26 gennaio». Se i rendimenti dovessero rimanere quelli attuali sarà «un salasso».

Le previsioni inserite dal governo Conte nel Nadef sono «già completamente da riaggiornare, questa volta al rialzo, per circa una decina di miliardi di euro nei prossimi 3 anni». Un salasso renderà più difficile governare il Paese.

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