Lombardia, basta AstraZeneca. "Da ora soltanto per i richiami"

Il siero non sarà più usato per le prime dosi: "Incertezza nelle forniture". Come cambia il piano di vaccinazione

Lombardia, basta AstraZeneca. "Da ora soltanto per i richiami"

Nuovi ostacoli rischiano di frenare la campagna vaccinale, che sta per sfiorare i 20 milioni di cittadini. La nuova battuta di arresto rischia di essere provocata dal vaccino Astrazeneca, questa volta per la scarsità delle dosi rimaste e l'incertezza delle forniture. Il problema: il tema della copertura per chi ha già ricevuto la prima dose. L'allarme si è diffuso tra le regioni che cercano di correre ai ripari, con soluzioni diverse.

A «dare il la» Regione Lombardia che ha disposto, a partire da oggi, lo stop all'utilizzo del siero di Oxford per le prime dosi. La direzione Welfare ha, infatti, emanato una nota a tutte le Ats e Asst con cui dispone il blocco delle prime dosi. Le prime iniezioni del siero anglo svedese sono state somministrate il 10 febbraio a 4,5 milioni di italiani, la seconda dose è prevista dopo 10-12 settimane: a breve dunque scatteranno i richiami. Che fare? Per coprire tutti coloro che hanno già ricevuto il vaccino Astrazeneca con il richiamo, la soluzione individuata dalla Regione Lombardia, è virare su Pfizer e Moderna per le prime dosi anche per la fascia 60-79 anni.

La Regione Puglia, invece, ha optato per riprogrammare gli appuntamenti di tutte le seconde dosi e le attività dei medici di medicina generale nelle somministrazioni ai pazienti fragili. E così le vaccinazioni previste per i 79-70enni sono state spostate a giovedì e quelle che sarebbero dovute partire oggi al 4 maggio. Quanto alle vaccinazioni di martedì prossimo per i 69-60enni, gli appuntamenti sono stati fatti slittare di una settimana, senza cambiare né luogo né orario.

Diversa la situazione da Nord a Sud perché in Puglia la scarsità di fiale disponibili riguarderebbe tutti i sieri. Agli sgoccioli anche la Regione Piemonte che ha somministrato il 91,1 per cento delle 323mila fiale di Oxford ricevute complessivamente finora. Ne rimangono 2mila in attesa delle prossima consegna di 9.400 prevista per dopodomani.

Tutto si gioca sulle prossime forniture e sul fatto che non ci siano sorprese, come ulteriori rinvii delle consegne, come già accaduto in passato. Anche perché la campagna vaccinale si trova in una delle fasi più delicate dal suo inizio: molto vicina alla conclusione della copertura della categorie più fragili della popolazione.

Rassicura le regioni il Commissario per l'emergenza Covid il generale Francesco Paolo Figliuolo che ha promesso entro il 5 maggio l'arrivo di 5 milioni di vaccini, tra Pfizer, Moderna, Johnson&Johnson e, appunto, AstraZeneca, di cui si attende una consegna da un milione. Così rimane fissato a 500mila iniezioni al giorno l'obiettivo del piano nazionale, secondo il report settimanale della struttura commissariale: Se saranno rispettati i target giornalieri crescenti da parte di Regioni e Province autonome, il 29 aprile in Italia dovranno essere inoculati 504.484 vaccini mentre già oggi si dovrebbero superare le 400mila dosi giornaliere (405.039). Così fatto salvo il rispetto delle consegne delle 5 milioni di dosi e considerando che nel periodo 16-22 aprile le somministrazioni giornaliere sono state in media 335mila con una punta superiore a 384mila, secondo il commissario, la tabella di marcia potrà e dovrà essere rispettata.

Nel dubbio, però, si apre anche alla possibilità di inoculare AstraZeneca o Johnson & Johnson a quegli under 60 che non abbiano remore ad assumerli «ma solo una volta che avremo

messo in sicurezza le nostre categorie più fragili. Dobbiamo chiudere, e siamo in chiusura, con gli over 80, gli over 70 e le categorie fragili» ha spiegato il capo del Dipartimento della Protezione civile Fabrizio Curcio.

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