Benedette mascherine. Per molti sono fastidiose, sono state troppo a lungo introvabili (chiedere ai commissari governativi) ma certo non si può più dire che siano inutili. Anzi secondo una ricerca americana condotta dal premio Nobel per la chimica Mario Molina, l'uso delle mascherine in Italia avrebbe evitato quasi 80mila contagi nel corso di un solo mese.
Anche per questo la Regione Lombardia ha deciso di prolungare fino al 30 giugno l'obbligo di indossare la mascherina in pubblico. «Una decisione difficile ma supportata da evidenze scientifiche - ha detto, facendo riferimento allo studio statunitense - il governatore Attilio Fontana - Ho chiesto questo ulteriore sacrificio ai lombardi, che dovranno sopportare anche il caldo di giugno ma non possiamo abbassare la guardia, non possiamo cedere ad un virus subdolo, invisibile e sempre pronto a colpirci». E anche il Veneto va avanti. «Si confermano le mascherine secondo quanto previsto a livello nazionale dal Dpcm che prevede l'uso in luoghi chiusi e in luoghi aperti dove c'è il pericolo di assembramento» ha annunciato, sempre ieri, in conferenza stampa, il presidente della Regione Luca Zaia.
E pensare che era stato accolto con un misto di scetticismo e derisione quest'obbligo di mascherine introdotto in Lombardia il 4 aprile (inizialmente per una sola settimana e poi sempre prorogato). La Protezione civile nazionale aveva commentato con freddezza l'ordinanza lombarda. «Io non uso la mascherina rispettando il distanziamento sociale - aveva detto gelido il capo dipartimento della Protezione Civile Angelo Borrelli - La mascherina è importante se non si rispettano le distanze». E anche la sinistra si era mostrata come al solito polemica, salvo poi scoprire - il giorno dopo - che un obbligo analogo era stato adottato anche in Toscana, Regione simbolo per il Pd. Lo stesso Pd lombardo, d'altra parte, aveva già «crocifisso» Fontana il 26 febbraio, quando il governatore aveva indossato in diretta una mascherina nel momento di iniziare una quarantena resasi necessaria per il contagio di una collaboratrice. Quaranta giorni dopo sarebbe diventato obbligatorio per tutti coprirsi con una mascherina o - in mancanza di un dispositivo - con un indumento. Ed era, anche quella, una disposizione che guardava agli Usa, e in particolare alla Cdc, istituto che corrisponde grosso modo al nostro Istituto superiore della sanità. La Cdc in quei giorni aveva raccomandato di coprire bocca e naso con un indumento di stoffa. E adesso, sempre dagli Usa, la conferma: in Italia l'uso delle mascherine ha evitato 78mila contagi in un mese secondo lo studio americano coordinato dal Nobel Molina dell'Università della California di San Diego. La ricerca, pubblicata sulla rivista dell'accademia americana delle scienze (Pnas), mette a confronto le strategie di contenimento del Coronavirus attuate nel nostro Paese con quelle di New York e Wuhan, dimostrando che l'obbligo della mascherina nei luoghi pubblici è lo strumento più efficace per fermare la diffusione del Covid-19. «La trasmissione aerea del virus - scrivono gli autori dello studio - è molto aggressiva e rappresenta la via principale di diffusione della malattia».
«La nostra analisi rivela che l'obbligo di schermare la faccia è determinante nel modellare la curva della pandemia nei tre epicentri». Nella sola città di New York, in 20 giorni, questo schermo avrebbe evitato 66mila contagi, mentre il distanziamento sociale, la quarantena e il tracciamento dei contatti, da soli, non bastano.
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