Milano. Alle undici in punto il sindaco di Milano Beppe Sala - come negli altri municipi italiani - osserva un minuto di raccoglimento sotto il balcone di Palazzo Marino con le bandiere a mezz'asta. La giornata nazionale della memoria per le vittime del Covid «è importante perché è questo territorio che ha pagato un prezzo altissimo, credo che tra molti anni - dichiara - riusciremo a capire le ragioni, che non sono solamente legate alle colpe di chi ha dovuto gestire la pandemia e di chi ha dovuto prendersi questa responsabilità. Credo non si possa non pensare a condizioni climatiche particolari, inquinamento, grande industrializzazione, tanti allevamenti intensivi. Il Covid deve indurci a cambiare qualcosa nel nostro modello di vita». Poteva chiuderla qui. E invece anche ieri, nel giorno dell'unità nazionale e del dolore per gli oltre centomila italiani morti a causa del virus maledetto, Sala a margine della cerimonia riaccende la miccia contro Regione Lombardia. «Occorre lavorare al meglio per vaccinare la popolazione il più in fretta possibile - premette - ma bisogna essere molto chiari con i cittadini, è inutile fare promesse che non si possono mantenere. Tempo addietro avevano parlato di vaccinarci tutti entro giugno, non c'è ora bisogno di fare polemica, però dobbiamo essere molto chiari». Non c'è bisogno di fare polemica, appunto. Sono parole che instillano dubbi sulla road map tracciata ancora pochi giorni fa dalla Regione. Le ruggini non sono sepolte, anzi. Dopo l'ultimo affondo sulle restrizioni scattata con breve preavviso, una decina di giorni fa, l'assessore regionale al Welfare Letizia Moratti, (che assunse Sala come direttore generale quand'era sindaco di Milano) lo aveva bacchettato: «Se ho degli appunti da fare io preferisco fare una telefonata a delle dichiarazioni in pubblico».
Eppure Sala riesce a contestare il governatore leghista Attilio Fontana anche di rimbalzo. Il centrodestra chiede da giorni al sindaco di disattivare Area C (almeno) in zona rossa, si tratta del pedaggio di 5 euro al giorno per entrare in centro. Sarebbe un atto di buonsenso, per consentire a chi si sposta per necessità di scegliere liberamente tra auto e mezzi pubblici e per evitare di tartassare famiglie in crisi. Riccardo De Corato, ex vicesindaco di Milano, è assessore regionale alla Sicurezza e dall'11 gennaio anche consigliere comunale di Fdi. Ha minacciato un esposto in Procura (ma non l'ha ancora depositato). Sala ha ribadito che le telecamere rimarranno accese e ha sparato a zero: «La polemica è strumentale. Ed è una politica molto triste quella che porta a fare esposti in Procura e a chiedere che il prefetto intervenga di autorità. Non mi riferisco solo a consiglieri comunali ma anche ad assessori regionali che minacciano continuamente esposti. Se un mio assessore si permettesse di minacciare un esposto senza la mia autorizzazione io lo caccerei il giorno dopo, se non lo fai vuol dire che la vedi così anche tu». Forse gli piacerebbe gestire pure la giunta di Fontana, ma De Corato può permettersi di agire in autonomia, «sono consigliere comunale ed esercito i miei diritti - ribatte -. Forse Sala non si è accorto che sono entrato in aula perché da gennaio non ha partecipato a una seduta».
Segnali di nervosismo.
Sala è sceso (controvoglia) in campo per il bis il 7 dicembre, giorno della festa di Sant'Ambrogio, ma il rinvio del voto dalla primavera all'autunno lo costringe ad una lunga «traversata» elettorale. E rischia di pagare care certe scivolate.
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