L'Oms non ha dubbi: "Emergenza globale". Cina sempre più sola

Allerta per il Coronavirus in tutto il mondo
Allerta per il Coronavirus in tutto il mondo

Impermeabili al posto dei camici e sacchetti dell'immondizia come copriscarpe. Le immagini che arrivano da Wuhan, città epicentro dell'epidemia dal nuovo coronavirus della polmonite, sono impietose e allarmanti. Medici e infermieri si attrezzano con mezzi di fortuna per far fronte al virus, ma la carenza di forniture mediche rischia di far salire ulteriormente il numero dei morti. Perciò, dopo giorno in cui si attendeva un segnale, l'Oms alla fine ha deciso di dichiarare il coronavirus «un'emergenza sanitaria globale».

Secondo i dati forniti dal ministero della Salute di Pechino, i casi confermati sarebbero 7.830 e i decessi 170. Sono 12mila i casi sospetti e, tra i malati, 1.370 figurano in gravi condizioni. Solo 139 sono invece le persone dimesse dalle strutture ospedaliere del Paese dopo la guarigione. Soltanto nella giornata di giovedì sono morte 38 persone. Si tratta del più alto aumento di decessi giornalieri dall'inizio dell'epidemia e arrivano mentre è in corso un massiccio sforzo di contenimento che sta tenendo bloccate decine di milioni di persone nello Hubei. Il sospetto è che la Cina non stia fornendo i dati completi per nascondere il problema. I numeri sono relativi solo ai casi accertati, ma sfuggirebbero quelli più lievi (si parla di quasi 100mila persone), senza contare che nelle città il virus corre più velocemente rispetto ai villaggi. Le foto dei sacchetti della spazzatura hanno fatto il giro del mondo. Gli Stati Uniti hanno raccolto il grido d'allarme della Cina, inviando i migliori esperti per collaborare alle ricerche sul coronavirus ma anche personale medico e infermieristico.

Nei giorni scorsi il presidente Donald Trump aveva offerto «ogni aiuto necessario. I nostri esperti sono straordinari». Questa volta Pechino ha accolto l'invito e il presidente Xi Jinping ha parlato di «situazione complessa», non escludendo «se necessario l'utilizzo dell'esercito». Diversa la linea adottata dalla Russia, dove il premier Mikhail Mishustin ha firmato un ordine per chiudere la frontiera in estremo oriente, di fatto lasciando la Cina isolata. La Russia ha anche deciso di sospendere il rilascio dei visti elettronici per i cittadini cinesi. La Toyota ha interrotto la produzione fino al 9 febbraio, Starbucks, Ikea e McDonald's hanno abbassato le saracinesche in metà punti vendita del Paese. Rimandati di un anno anche i Mondiali indoor di atletica leggera, che erano in programma a Nanchino dal 13 al 15 marzo. La paura della diffusione all'estero è palpabile e concreta. Secondo i dati forniti dall'Oms, ci sono 14 casi accertati in Giappone (3 nuovi ieri da un volo proveniente da Wuhan), 5 in Francia, 4 in Germania, un caso in Finlandia e un altro nel Tibet. E negli Stati Uniti il primo contagio uomo-uomo accertato: è il coniuge del paziente che si era ammalato a Chicago. Si registra anche un contagio in Medio Oriente, con quattro persone trovate positive negli Emirati Arabi, uno in India e il primo nelle Filippine. Da verificare invece una presunta nuova infezione a Nairobi, in Kenya, dopo un'altra sospetta di due giorni fa in Costa d'Avorio. Ed è proprio l'Africa a spaventare il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus. La maggior parte dei Paesi africani non sarebbe in grado di sostenere un'emergenza identica a quella che ha messo in ginocchio la Cina. Come accaduto in passato con i focolai di zika, ebola e altri agenti patogeni, il contagio potrebbe creare una catastrofe. Un pericolo generato dai rapporti commerciali tra Pechino e i governi africani. Numerose compagnie aeree locali, come Kenya Airways, Air Algerie, South African Airways ed Ethiopian Airlines, volano regolarmente verso le città cinesi così come China Southern Airlines e Air China sugli scali africani.

E a proposito di rotte aeree va ricordato che American Airlines, British Airways, Air France, l'olandese Klm e la spagnola Iberia hanno cancellato tutti i voli da e per Pechino fino al 9 febbraio. La El Al, compagnia di bandiera israeliana, non volerà fino al 25 marzo. E le Borse europee chiudono in calo per i timori da contagio.

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