Il Regno Unito ha reintrodotto la quarantena obbligatoria per le persone che arrivano dalla Spagna. Una misura annunciata nella serata di sabato ed entrata in vigore alle 23 inglesi, che ha colto di sorpresa turisti, operatori turistici, lo stato spagnolo. Lo stesso ministro dei Trasporti Grant Shapps, il cui ministero ha ufficialmente emanato il provvedimento, si trova in Spagna con la famiglia e dovrà ora sottoporsi a 15 giorni di isolamento fiduciario al rientro.
Il governo avrebbe agito sulla base degli oltre 900 nuovi infetti da CV19 registrati in Spagna giovedì e venerdì, al culmine di un trend negativo che dura da giorni. È stata presa una decisione «il più rapidamente possibile», ha dichiarato ai il ministero degli Esteri Raab, pur comprendendo le difficoltà e i disagi causati dalla decisione del governo, «non possiamo scusarci con le persone» per aver agito tempestivamente. «Sarebbe stato molto peggio se fossimo stati poco chiari o avessimo ritardato le misure di cui abbiamo bisogno». L'opposizione laburista parla di intervento caotico, preso in fretta e furia perché anticipato su Twitter dal giornalista del Times Tim Shipman. Al di là della tempestività e dell'efficacia della nuova misura, si può leggere molto di politico nella decisione del governo Johnson di intervenire così rapidamente e drasticamente: velocità e risolutezza non sono stati tratti distintivi dell'agire governativo durante la crisi pandemica, specialmente all'inizio.
Il caso Spagna può quindi tornare utile per rifarsi un po' il trucco, fare ora la voce grossa aiuta a riguadagnare qualche consenso agli occhi dell'opinione pubblica di cui i turisti sono una minima parte. La stessa vicenda Shapps potrebbe servire a dimostrare che la misura è uguale per tutti, non si fanno favori (già sbiadito è il ricordo di Cummings in viaggio verso la casa dei genitori durante il lockdown), il governo ha agito con decisione senza guardare in faccia a nessuno. Verso chi è già partito e dovrà rimanere 15 giorni in casa al rientro nel Regno Unito, Raab ha dichiarato che spera che i datori di lavoro si dimostreranno «simpatetici». Chi invece si stava apprestando a raggiungere il caldo spagnolo si è visto cancellare voli e prenotazioni, con il ministero degli Esteri che sconsiglia viaggi verso la Spagna continentale, ma nulla dice su Canarie e Baleari. Il tour operator TUI, per esempio, ha cancellato tutti i voli dal Regno Unito alla Spagna, tranne che per i due arcipelaghi, fino al 9 agosto. Ed è qui che Madrid sta cercando di salvare la situazione, con il governo che ribadisce che il Paese è sicuro per gli spagnoli e per i turisti, invitando Londra a escludere i due arcipelaghi.
La questione economica è cruciale: i turisti inglesi contano per circa il 25% degli ingressi totali in Spagna, a centinaia di migliaia si riversano ogni anno nelle spiagge iberiche. La decisione inglese è simile a quanto deciso dalla Norvegia (10 giorni di quarantena per chi rientra dalla Spagna) e fa il paio con gli avvertimenti dei governi francesi e belgi che sconsigliano di recarsi in Catalogna e in altre zone a rischio del Paese.
Un insieme di restrizioni che rischiano di mettere in ginocchio il settore turistico spagnolo che confidava nei ponti aerei concepiti da Londra (Paesi da cui si poteva rientrare senza l'obbligo dell'isolamento, fra cui, fino a sabato, c'era appunto Madrid) per poter salvare la stagione.
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