L'opposizione soffia sulla protesta e invita alla rivolta. "Puniti i poveri"

La musica è cambiata, anzi è finita. I percettori del reddito di cittadinanza non ballano più

L'opposizione soffia sulla protesta e invita alla rivolta. "Puniti i poveri"
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La musica è cambiata, anzi è finita. I percettori del reddito di cittadinanza non ballano più. Niente spese «pazze» con i soldi dello Stato, o meglio, dei contribuenti. Il governo ha mantenuto la promessa fatta in campagna elettorale e ha tagliato il sussidio agli occupabili. Sorpresa? Affatto, era tutto previsto. E nonostante il preavviso datato 25 settembre 2022 (data delle elezioni ndr) le opposizioni fingono di cadere dal pero e speculano. Anzi, approfittano del malcontento e aizzano la piazza. Fomentano, soprattutto i 21mila 507 percettori della provincia di Napoli che dal primo agosto non avranno più il reddito di cittadinanza. Così a sinistra più di uno veste i panni di Masaniello e istiga. «Tifiamo la rivolta» dicono dal Partito di Rifondazione Comunista. Per chi se lo stesse chiedendo sì, ancora esiste. E così il suo segretario regionale in Campania Maurizio Acerbo non si fa scrupoli e, senza pensarci due volte, dice: «Le famiglie a cui questo governo sta togliendo il reddito di cittadinanza fanno bene a protestare come sta accadendo a Napoli».

E poi da pure consigli, come quello di non aggredire i dipendenti Inps «che non hanno alcuna responsabilità» ma, bensì, i membri del governo Meloni «e i partiti della destra che tagliano il reddito». Dichiarazioni gravi, quasi da denuncia per istigazione se aggiungiamo anche l'ultima dichiarazione: «La comunicazione via sms (della soppressione del sussidio ndr) spero faccia esplodere una rivolta che sarebbe sacrosanta contro questo governo dei ricchi e dei prepotenti. Il taglio del reddito è una misura infame e sarebbe grave se non ci fossero proteste». Un auspicio condiviso da molti. Il politologo Marco Revelli, per esempio, in diretta Tv su Rete4 a Contro Corrente, il programma di Veronica Gentili, ha tuonato: «I percettori sono stati avvisati in un modo barbaro, io mi auguro che questo Paese abbia ancora una capacità di reazione e di farsi sentire» - e poi corregge (a suo modo) il tiro «non certo con delle rivolte violente ma in modo civile» e invita alla manifestazione di piazza. Anche se per il politologo Revelli i cittadini sono così stremati dalla fame da non avere neanche le forze per contrastare l'esecutivo, per urlare la propria rabbia e il proprio dissenso. Come se il governo stesse abbandonando tutti i poveri, i cittadini che non hanno la possibilità reale di lavorare. Nessuno verrà lasciato solo. La certezza (semmai ce ne fosse bisogno) viene anche dal direttore dell'Inps dell'area metropolitana di Napoli Roberto Bafundi che, per cercare di calmare gli animi esagitati dei percettori, rassicura e avverte: «Non abbandoniamo nessuno». Ma a sinistra è meglio ignorare i messaggi di calma e le rassicurazioni, bisogna cavalcare la piazza, battere il ferro finché è caldo. Il messaggino mandato dall'Inps e arrivato sul cellulare di 169mila beneficiari del reddito è come una manna dal cielo per le opposizioni, costretti a subire i successi di Giorgia Meloni. E così è un attimo che Elly Schlein si trasforma in Maria Puteolana, la coraggiosa guerriera di Pozzuoli, e dichiara guerra. «Noi non ci stiamo, la destra è brutale». Un'altra occasione per scendere in piazza. Magari al fianco della Cgil che già prevede l'esplosione di una «bomba sociale» e «sarà peggio ad agosto e settembre» dicono. E il papà del reddito Giuseppe Conte non sta a guardare e manda avanti i suoi.

Roberto Fico si sfrega le mani e dice che «per Meloni essere poveri è una colpa» e aggiunge - «Questo governo soffia sul fuoco del disagio sociale». Ma siamo sicuri che sia proprio il governo a soffiare? A leggere il tono delle dichiarazioni i piromani stanno a sinistra.

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