Luana senza giustizia, la ditta patteggia due anni. La rabbia della madre: "Le toghe non hanno figli..."

Una mazzata ulteriore per una mamma che ha perso la figlia stritolata da un orditoio in una ditta tessile a Montemurlo, in provincia di Prato.

Luana senza giustizia, la ditta patteggia due anni. La rabbia della madre: "Le toghe non hanno figli..."

Una mazzata ulteriore per una mamma che ha perso la figlia stritolata da un orditoio in una ditta tessile a Montemurlo, in provincia di Prato. I titolari dell'azienda imputati per omicidio colposo hanno patteggiato una pena minima per la morte di Luana d'Orazio, l'operaia di 22 anni vittima del terribile incidente provocato, secondo l'accusa, dalla disattivazione delle barriere di sicurezza. «Se la vita di mia figlia vale due anni...io ho visto le sue foto, forse altri no», ha commentato amareggiata Emma Marrazzo, la mamma di Luana, alla quale è rimasto il solo conforto del nipotino, che oggi ha sei anni e che dopo la tragedia il giudice tutelare del Tribunale ha affidato esclusivamente ai nonni materni.

Non nasconde la sua delusione questa donna che, con il marito, non ha mai smesso di chiedere giustizia per la sua Luana e si aspettava una «sentenza giusta»: «Forse il pm non ha figli».

Prima delle decisione, nonostante la proposta di patteggiamento fosse stata già concordata con la Procura, che aveva posto come condizione l'effettivo pagamento di un risarcimento di un milione di euro, aveva detto di credere nella giustizia. La formalizzazione dell'accordo le ha poi lasciato l'amaro in bocca: due anni di reclusione per Luana Coppini, titolare della ditta in cui è avvenuto l'incidente mortale, e 1 anno e 6 mesi per il marito Daniele Faggi, titolare di fatto, entrambi con sospensione condizionale della pena. Il patteggiamento era stato avanzato dagli avvocati Alberto Rocca e Barbara Mercuri, difensori degli imputati, il pubblico ministero Vincenzo Nitti ha dato il consenso e il giudice Francesca Scarlatti ha accolto la proposta pronunciando la sentenza, che di fatto fa uscire di scena i titolari dell'azienda senza scontare un giorno di carcere. Dovranno però provvedere al risarcimento.

Sul banco degli imputati resta il terzo indagato, Mario Cusimano, tecnico della sicurezza, che è stato rinviato a giudizio e sarà sottoposto ad un processo ordinario con l'accusa di omicidio colposo e rimozione dolosa di cautele antinfortunistiche. La ditta è stata condannata al pagamento di una sanzione amministrativa di 10.300 euro.

Al macchinario dove lavorava Luana, è stato stabilito da una perizia, erano state disattivate la barriere di protezione. Una decisione sciagurata, presa non tanto per aumentare i profitti, quanto per alleggerire le attività degli operai.

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