L'ultimo sos di Maryam prima di annegare: "Ci salveranno, a presto"

La 24enne curda è la prima vittima identificata. La telefonata al fidanzato dal gommone

L'ultimo sos di Maryam prima di annegare: "Ci salveranno, a presto"

Londra. Si stavano scambiando messaggi su Snapchat, lei su un gommone attraversando il canale della Manica, lui già in Inghilterra, all'oscuro della decisione della fidanzata di lasciare il Kurdistan iracheno e tentare la traversata. «Il gommone si sta sgonfiando, imbarchiamo acqua e cerchiamo di svuotarlo. Non preoccuparti, qualcuno verrà a soccorrerci. Ci vediamo presto». Poi il segnale GPS del telefono di lei scompare. Maryam Nuri Mohamed Amin, 24 anni, muore annegata con altre 26 persone lo scorso mercoledì.

È la prima vittima a essere identificata dalle autorità, altri 17 uomini, 6 donne e 3 bambini non hanno ancora un nome. I numeri non sono ancora definitivi, le autorità inglesi temono che il totale possa salire a una quarantina. Due sole persone sono riuscite a salvarsi e sono già state dimesse dall'ospedale. Alla Bbc la famiglia di Maryam ha riferito che la giovane donna aveva già cercato un paio di volte di entrare legalmente nel Regno Unito attraversato l'ambasciata inglese. Inutilmente. Decide allora di provare la traversata, entra il 2 novembre in Italia da Istanbul con un regolare permesso, raggiunge poi la Germania dove trascorre 6 giorni per spostarsi infine in Francia e imbarcarsi.

La più grave tragedia degli ultimi anni segna un nuovo apice nella crisi migratoria in corso a cavallo della Manica, con centinaia di persone che quotidianamente cercano di lasciare le coste settentrionali della Francia per raggiungere l'Inghilterra a bordo di gommoni e piccole imbarcazioni. Nello stesso giorno della tragedia circa 750 persone hanno attraversato la Manica a bordo di 17 natanti. Nel solo mese di novembre quasi 6.900 persone sono sbarcate, oltre 26.600 da inizio anno. Sono state 8.410 nel 2020, 1.850 nel 2019. Una crisi umanitaria che Londra e Parigi non riescono a risolvere, accusandosi reciprocamente di impotenza e incapacità. Macellai, li ha chiamati il padre di Maryam riferendosi ai trafficanti che organizzano e lucrano sulle traversate. E ha poi accusato Parigi di non fare abbastanza per bloccare il flusso di persone. Il giorno dopo la tragedia il primo ministro inglese Johnson ha inviato al presidente francese Macron una lettera che illustra una proposta di collaborazione tra Regno Unito e Francia basata su 4 punti: operazioni di controllo marittimo, congiunte o in autonomia, nelle reciproche acque territoriali; rinforzo degli strumenti tecnologici utilizzati per rilevare le persone; sorveglianza aerea, anche sotto l'egida di insegne comuni; migliore condivisione di dati e informazioni. Una proposta definita poco seria dai francesi, infastiditi anche dal fatto che la lettera di Johnson è stata pure resa pubblica su Twitter: «Sono sorpreso quando le cose non vengono fatte in maniera seria. Non comunichiamo fra leader attraverso tweet o lettere pubbliche», ha dichiarato Macron durante la visita in Italia di questi giorni.

Inizialmente invitata a un incontro tra i ministri dell'interno dei Paesi dell'Ue per discutere della crisi migratoria sulla Manica, la ministra inglese Patel si è vista ritirare l'invito. Parigi rimprovera a Londra di essere uscita dall'Ue ma di continuare a chiedere che la Francia si riprenda indietro le persone.

Brexit e migranti, due argomenti che da entrambi i lati della Manica vengono usati per scopi di politica interna: Johnson con un occhio alla pancia del Paese che ha votato leave e che alle prossime elezioni guarderà se l'immigrazione è ancora un problema irrisolto. Macron, che si gioca la rielezione fra 6 mesi e brandisce come da copione i vessilli nazionali contro gli inglesi. Intanto la gente attraversa, o perlomeno ci prova.

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