L'umanissimo Papa: "Le critiche? Fatele in faccia"

E redarguisce anche i vescovi: "L'omosessualità è un peccato, ma non un crimine"

L'umanissimo Papa: "Le critiche? Fatele in faccia"

Ditemi le cose in faccia, direttamente, le critiche aiutano a crescere. Dopo settimane di tensioni, veleni e messaggi recapitati a mezzo stampa, Papa Francesco mette la parola fine alla situazione creatasi in Vaticano dopo la morte di Benedetto XVI, con una valanga di polemiche sollevate contro di lui attraverso due libri e un vecchio memoriale divulgato in vista di un futuro conclave.

In una lunga intervista in spagnolo all'agenzia di stampa americana Associated Press, il Pontefice argentino ha voluto chiarire il suo pensiero riguardo alle critiche arrivate da tre figure di spicco della Curia Romana: l'ex segretario di Ratzinger, monsignor Georg Gänswein che ha già incontrato il Pontefice per un chiarimento, il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede e spesso descritto come «nemico» del Papa, etichetta da lui fortemente respinta e infine il cardinale australiano George Pell, prefetto emerito della Segreteria per l'economia, scomparso il 10 gennaio scorso a seguito di un'operazione all'anca. Dopo la sua morte si è scoperto che il porporato era l'autore di un memorandum, firmato con lo pseudonimo «Demos», fatto circolare tra i cardinali elettori nel marzo 2022 in vista di una nuova elezione papale.

Un testo dove il pontificato di Francesco viene definito «un disastro sotto molti o più aspetti, una catastrofe». «Anche se dicono che mi ha criticato, va bene, ne ha diritto. La critica è un diritto umano. Pell era una brava persona, grande», è stata la risposta di Bergoglio nel corso dell'intervista. E parlando invece delle critiche di padre Georg e del cardinal Müller, senza citarli direttamente, ha aggiunto: «Sono state come avere un'eruzione cutanea che ti dà un po' fastidio: uno preferisce che non critichino per amore di tranquillità, ma io preferisco che lo facciano perché significa che c'è libertà di parola. Non è come se ci fosse una dittatura della distanza, come la chiamo, dove l'imperatore è lì e nessuno può dirgli nulla. No, lasciamo che parlino perché le critiche ti aiutano a crescere e a migliorare le cose. L'unica cosa che chiedo e che me le portino qui, che me le dicano in faccia, perché è così che si cresce, no?».

Le critiche e gli attacchi ricevuti però, Francesco, non li collega alla morte di Benedetto XVI, non ci vede una regia secondo cui si dovesse riaprire la faida tra fazioni alla scomparsa del Papa emerito. Bergoglio pensa invece che sia tutto collegato «all'usura di dieci anni di governo», ricordando che dopo la sua elezione avvenuta il 13 marzo del 2013 qualcuno rimase sorpreso e qualcun altro mostrò disagio «quando hanno iniziato a vedere i miei difetti e non sono loro piaciuti».

Nel colloquio il Papa non si è limitato a parlare soltanto delle questioni interne ma ha toccato, ad esempio, anche il tema dei diritti della comunità LGBTQ, criticando i vescovi che, «per cultura» appoggiano le leggi contro gli omosessuali. «Essere omosessuali non è un crimine», ha detto il Papa definendo ingiusta la legislazione di quei Paesi che criminalizzano i gay. E parlando degli stessi alti prelati che parlano di «peccato» ha aggiunto: «Dovrebbero fare un processo di conversione. Prima distinguiamo tra un peccato e un crimine. Peccato è anche mancare di carità gli uni con gli altri. Dovrebbero usare la tenerezza, per favore, come Dio ha per ciascuno di noi».

Francesco ha infine rassicurato sulle proprie condizioni di salute, respingendo ancora una volta l'ipotesi dimissioni: Non ho neanche

pensato a un testamento, ha rivelato, parlando anche di Benedetto XVI: Per me è stato come perdere un papà, un compagno: quando avevo qualche dubbio, prendevo la macchina e andavo da lui al monastero a chiedere consiglio.

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