Dopo l’esito delle votazioni sulla piattaforma Rousseau, il grande sconfitto è Davide Casaleggio. Con la vittoria dei sì cade il tabù del limite dei mandati e il no alle alleanze a livello locale. Il M5S si avvia, ormai, a diventare a tutti gli effetti un partito, a discapito della linea politica ortodossa che avrebbe voluto mantenere Casaleggio jr.
Ha vinto, invece, la linea di Beppe Grillo che già dall’anno scorso preme affinché l’alleanza del Pd diventi strutturale. Poco importa se l’affluenza al voto è stata bassa, dal momento che persino Luigi Di Maio si è schierato convintamente dalla parte del sì. Ormai non c’è più nessun ostacolo e persino Nicola Zingaretti gongola. “Si governa da alleati e non da avversari”, ha detto il segretario del Pd che, però, non vede di buon occhio la ricandidatura di Virginia Raggi. Casaleggio, dal canto suo, ufficialmente ‘abbozza’ e si rallegra per la “grande partecipazione degli iscritti che sono il vero organo decisionale del Movimento” anche se, come fa notare l’HuffPost, sperava che, fissando il voto per il giorno prima di Ferragosto, ci sarebbe stato un tale astensionismo tale da determinare la vittoria dei no.
“Sono contento della grande partecipazione degli iscritti a questo voto. Da oggi il fatto che i parlamentari e consiglieri regionali potranno riportare la loro esperienza nei comuni, e viceversa i consiglieri comunali e gli attivisti potranno essere attori di quel ricambio necessario per non far diventare la politica una professione”, ha scritto Casaleggio jr sui social senza fare alcuna menzione al tema delle alleanze col Pd. Ora, infatti, dopo questo voto, si apre la possibilità che anche nelle Marche i dem e i grillini possano trovare un’intesa per correre insieme. Quel post, secondo un senatore interpellato dall’Agi, è “il canto del cigno", per il figlio di Gianroberto Casaleggio il quale, nonostante tutto, continua a esaltare la democrazia diretta per contrastare chi, invece, vorrebbe trasformare il M5S in un partito che ha una propria sede fisica.
Una reazione, come osserva un altro parlamentare grillino, rivolta a chi punta a far rientrare 'Rousseau’ nella casa madre del Movimento, insieme al simbolo, perché considerato "come un corpo estraneo". Ad un altro pentastellato, invece, non è piaciuto "il fatto di aver imposto una votazione a Ferragosto senza comunicarlo a nessuno". Già in queste settimane un gruppo di parlamentari si è messo a lavorare su un documento in funzione anti-Casaleggio. “E non sarà 'Rousseau’ ad avere il merito di un dialogo portato avanti grazie all'azione dei parlamentari e del presidente del Consiglio Conte", assicura all’Agi un altro parlamentare grillino.
Un altro grande sconfitto è Alessandro Di Battista che, al momento, tace.
Al suo posto, è stata la sua fedelissima Barbara Lezzi ad esprimersi con un post contro “le alleanze con i partiti nei territori. Non perché sia pregiudizialmente contraria ma perché ritengo che si debba definire un metodo solido, con regole certe e trasparenti, criteri convincenti per i nostri elettori”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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