Macché morto, il capitalismo di relazione prospera

Alla faccia del capitalismo di relazione morto e sepolto. Meno di 20 giorni fa, intervenendo a piazza Affari, il presidente del Consiglio Matteo Renzi era stato a dir poco netto. E aveva intonato il requiem per quel capitalismo italico fatto di intrecci, relazioni e clientele a non finire. Poi vai a vedere quello che è successo nel week end in Inwit, la società delle torri di Telecom Italia, e ti rendi conto che quel sistema è più vivo e vegeto che mai. Si dà infatti il caso che l'assemblea della società, del tutto privata e in corsa per essere quotata in borsa, abbia esteso da 3 a 11 i componenti del consiglio di amministrazione. E abbia nominato renziani di ferro, figli di «mammà» ed ex ministri pluripoltronati. Tra i nuovi nomi, individuato come consigliere indipendente, c'è quello di Umberto Tombari, avvocato di Grosseto più che inserito all'interno del «giglio magico». Socio dello studio legale fiorentino Tombari Corsi D'Angelo e Associati, ordinario di Diritto commerciale all'università di Firenze, parliamo del giurista che ha «svezzato» professionalmente Maria Elena Boschi. Il ministro per le riforme, infatti, ha lavorato presso lo studio di Tombari. Il quale, tra l'altro, è presidente dell'Ente Cassa di Risparmio di Firenze, che oltre a essere azionista di Intesa Sanpaolo con il 3,3% ospita nel suo consiglio di amministrazione l'altro fedelissimo renziano Marco Carrai. Senza contare che l'avvocato-professore siede pure nel Cda della casa di moda Salvatore Ferragamo, con storico quartier generale a Firenze, e in quello di Prelios sgr, dell'omonimo gruppo immobiliare. Di più, perché Tombari è accreditato di ottimi rapporti con Anna Genovese, altro ordinario di Diritto commerciale, nominata circa un anno fa commissario Consob. Ma in Inwit, la società a cui Telecom ha conferito 11.500 tra torri e tralicci in vista dell'imminente quotazione in borsa, i nomi che danno nell'occhio sono anche altri. Per esempio c'è Piergiorgio Peluso, direttore finanziario di Telecom e già manager di vertice in Capitalia, Unicredit e Fondiaria-Sai. Ebbene Peluso, che è stato lambito dall'inchiesta per il crac Fonsai, è il figlio dell'ex ministro dell'Interno e della giustizia Annamaria Cancellieri, titolare del Viminale all'epoca di Mario Monti e al vertice del dicastero di via Arenula con Enrico Letta.

Ancora, tra i nuovi nominativi per il consiglio di amministrazione di Inwit spunta quello di Francesco Profumo, altra vecchia conoscenza del governo Monti, durante il quale ha guidato il ministero dell'istruzione. Ma finita l'esperienza governativa dei cosiddetti «tecnici», Profumo ha saputo reimmettersi immediatamente in circolo.

Oggi, per dire, è presidente dell'ex municipalizzata Iren, controllata dai comuni di Torino e Genova. E adesso è riuscito a trovarsi un bello scranno pure nel consiglio di amministrazione della società della torri Telecom. E meno male che il capitalismo clientelare e di relazione era morto.

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