Il made in Italy torna alle sue radici e con Armani è eleganza pura

Re Giorgio reinventa i pantaloni e lancia una nuova palette di sfumature marroni

Il made in Italy torna alle sue radici e con Armani è eleganza pura
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Nel momento in cui tutto traballa e trema, Armani è una delle poche certezze che restano alla moda. Anche stavolta nel suo eterno ritorno alle radici c'è la ricerca di un nuovo plausibile, figlio di quelle grandi riflessioni che nutrono il talento e l'esperienza. Per esempio con la collezione donna del prossimo inverno in passerella ieri a Milano, il re indiscusso della giacca ci ha offerto un'antologia di pantaloni belli e donanti oltre ogni dire. Tra questi si ricorda una specie di modello odalisca fatto con una teoria di pieghe regolari che finiscono per restringersi alla caviglia senza polsino ma con un sapiente gioco di tagli sartoriali. Poi c'è una nuova variante del suo classico calzone da uomo con le pinces che adesso vengono spostate ai lati del punto vita cambiando radicalmente la linea. Quelli stretti compaiono soprattutto di sera per rendere ancor più rigorose e al tempo stesso sensazionali certe proposte dal vago profumo orientale brulicanti di ricami e luccichii. Come se questo non bastasse lui che veste sempre di blu ed è l'indiscusso maestro delle tonalità soffuse prima tra tutte il celebre «greige» nato dalla fusione a caldo tra grigio e beige, lancia una nuova palette intorno a ogni sfumatura di marrone, il colore in testa a tutte le tendenze del prossimo inverno. «In ogni collezione desidero trovare nuove prospettive offrendo nuove letture di uno stile i cui contorni sono netti e chiari spiega infatti questa stagione ho pensato alle radici, immaginando abiti che prendono i colori della terra, dei minerali, di certi paesaggi arsi dal sole. Ho voluto immaginare una nuova armonia, perché penso sia quello di cui tutti abbiamo bisogno». Dire che ha ragione è poco. Le sue donne gentili ed eleganti, sempre con le scarpe basse e spesso con un piccolo cappello in testa hanno una potenza espressiva che è figlia della magia di un pensiero forte, mentre il potere molto spesso dipende solo dai soldi, dall'arroganza, dalla volgarità di dire: «lei non sa chi sono io». Per Fausto Puglisi che da 5 anni disegna con mano sempre più felice Roberto Cavalli, l'ispirazione stavolta viene da un viaggio fatto a Pompei con i genitori quando era solo un bambino con molta passione e talento per le arti decorative. Lo scorso ottobre l'ha rifatto con il suo team portando a casa o meglio in atelier un modo non scontato di celebrare il rosso pompeiano e di riprodurre sugli abiti in velluto devoré l'effetto dei secoli sugli affreschi più rovinati. «Alcuni sembrano dei Rothko» dice spiegandoci poi di aver usato come faceva Cavalli la stampa fotografica per gli abiti dedicati alle eruzioni continue del Vesuvio e di aver studiato i gioielli conservati al MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) per dare lo stesso sapore con i bijoux in pietra lavica. Sensazionale la sottoveste da sera con un ricamo in 3 D di fiori e piante rinate nel giardino della Casa dei Vettii grazie all'intelligente lavoro dell'archeologo Gabriel Zuchtriegel, 43 anni, da tre sovrintendente a Pompei. Da Twin Set viene spontaneo pensare al titolo della commedia di Oscar Wilde «L'importanza di chiamarsi Ernesto» che nasconde un divertente gioco di parole in inglese dove Earnest significa «Onesto». Infatti il brand guidato da Alessandro Varisco ha un rapporto qualità/prezzo impeccabile che i consumatori premiano acquistando senza paura le collezioni. Anche stavolta lo stile è molto bohemian chic con un dettaglio di moda interessante: il tessuto diventa maglia ed è la cosa più facile del mondo da indossare. Da Brioni tutto è talmente bello e lussuoso che quasi hai paura di toccare e sarebbe un peccato perché nessuno usa materiali più straordinari di quelli del brand magistralmente disegnato da Norbert Stumpfl. Anche da Mantù il punto di partenza e di arrivo è l'arte sartoriale intesa come necessità senza per altro escludere il nuovo che prevede stavolta il cambio d'identità del tailleur con la giacca che è un bomber over e la gonna una ruota trapuntata.

Molto carina come sempre Vivetta con un certo non so che di sognante mentre Sportmax con le sue frange di puro design è la risposta contemporanea al tipo di clientela per cui è nato il brand nel 1969: le donne che per sedurre usano soprattutto il cervello.

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