Una madre e quel suo cucciolo di delfino morto

Lo ha trasportato tenendolo a galla, mentre altri animali la affiancavano come in un funerale

Foto d'archivio
Foto d'archivio

Qualcuno dirà commettiamo peccato di antropomorfismo, conferendo ai loro corpi, e talvolta alle loro anime, comportamenti ed emozioni di cui vorremmo essere gli unici detentori al mondo. Eppure, quella foto ci narra un'altra storia che, ci piaccia o no, ci costringe a riflettere su questo tema. Non siamo i soli. Non siamo i soli a provare gelosia, rabbia, amore e non siamo i soli a provare dolore e a piangere i nostri defunti. Li ho visti nel circo dei delfinari, tristi, soli e malati, spingere, in una vasca di quarantena, un cerchio di plastica.

Qui la madre non spinge il cerchio, ma tocca con il muso il cucciolo morto, nella speranza che dia segno di vita. Si sono scritti interi volumi sull'intelligenza dei delfini, ma basta una fotografia per essere sicuri delle loro profonde emozioni, un'istantanea scattata da Michael McCarthy, un uomo che stava attraversando in canoa l'Intracoastal Waterway vicino a St. Petersburg, in Florida. Quando vede la scena, l'uomo pensa che un delfino abbia catturato una preda, ma, si accorge subito che si tratta di un cucciolo tenuto a galla dalla madre.

McCarthy comincia a fotografare e a filmare quello che, a tutti gli effetti, gli sembra la scena di un funerale cui si aggrega un altro delfino, poi un altro ancora, quasi a cercare di aiutare e confortare la madre che porta quel supplizio sulla schiena.

«Mentre la madre si dirigeva verso nord attraverso l'Intracoastal Waterway» ha dichiarato McCarthy, «altri delfini l'hanno raggiunta per brevi distanze e poi si sono allontanati ad eccezione del primo che è rimasto con la madre per tutto il tempo».

McCarthy frequenta spesso quei luoghi e non è la prima volta che s'imbatte in un delfino morto a causa di uno scontro con un motoscafo. Sono le cicatrici sul corpo a suggerirgli che la morte sia dovuta all'elica di un fuoribordo, cui i delfini spesso si avvicinano compiendo le loro mirabili esibizioni, ma rimanendone vittime quando nuotano sotto lo scafo.

«Ho trascorso la maggior parte della mia vita sull'acqua» continua l'uomo «e un sacco di tempo intorno a lamantini e delfini, quindi, sfortunatamente, ho molta familiarità con le ferite da elica e questa è sicuramente la causa di morte del cucciolo».

Numerose ricerche suggeriscono che i

cetacei, delfini e balene, mostrano comportamenti di lutto e che, in particolare, le madri piangono i loro cuccioli morti. A noi non servono tanti studi. A noi, basta quella immagine a riflettere sul fatto che non siamo i soli.

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