La mafia si era presa Ostia: in cella tutto il clan Spada

Decimata la famiglia che controlla usura, azzardo, pizzo e case popolari. Con la violenza: «Uso le tenaglie»

Stefano Vladovich

Roma (Ostia) La mafia s'era presa un pezzo di Roma. Lo conferma il blitz di ieri contro il clan Spada che controllava estorsioni, usura, gestione illegale degli alloggi popolari del Comune di Roma, racket delle spiagge e delle slot machine. Con minacce, lesioni e non solo. Carmine Spada e il fratello Roberto sono accusati di di duplice omicidio.

L'operazione «Eclissi» dimostra, una volta per tutte, che la mafia sul litorale romano aveva una presa salda. Almeno fino a ieri. Sull'ordinanza di custodia cautelare eseguita giovedì notte da polizia e carabinieri, firmata dal gip Simonetta D'Alessandro, c'è di tutto. Fondamentali, dicono alla Direzione Distrettuale Antimafia, le rivelazioni dei collaboratori di giustizia, Michael Cardoni e Tamara Ianni, 40 anni, moglie e marito, Paul Dociu e Antonio Gibilisco. Sono 31, in totale, le persone arrestate dalla Dda di Roma (uno straniero è latitante), fra le quali un ex della Banda della Magliana, Roberto Pergola detto il «Negro», con l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Fra i capi Roberto «il pugile», l'autore della testata e del pestaggio, lo scorso novembre, del giornalista di Nemo Daniele Piervincenzi. Spada, già nel carcere di massima sicurezza di Tolmezzo con l'accusa di lesioni aggravate dal metodo mafioso, resterà dietro le sbarre.

Per due anni gli investigatori hanno ascoltato telefonate, pedinato e raccolto prove su prove per mettere la parola fine a uno scenario da mafia siciliana. Negli appartamenti di Carmine e Ottavio Spada, entrambi fratelli di Roberto, arredati alla «Casamonica» (l'altro clan sinti di Roma) ovvero con mobili e oggetti di lusso decisamente kitsch, i carabinieri hanno sequestrato 200mila euro in contanti. Una famiglia potente, quella di Spada, soprattutto numerosa e da sempre attiva a Ostia come «manovalanza» agli ordini del boss don Carmine Fasciani. L'ascesa del clan abruzzese imparentato con i Casamonica e i Di Silvio (attivi nel basso Lazio), comincerebbe quando gli Spada decidono di eliminare i concorrenti più fastidiosi nel business delle case comunali a Nuova Ostia, nonché nella gestione del gioco d'azzardo e dei video poker. Insomma, gli Spada contro gli eredi della Magliana. Per togliere di mezzo i presunti killer di Paolo Frau, Giovanni Galleoni, «Baficchio», e Francesco Antonini, il «Sorcanera», Carmine e Roberto Spada chiedono l'intervento del fratello Ottavio, di Amna Saber Abdelgawad Nader, detto «l'egiziano», e di Alvez del Puerto Ruben Nelson, uruguayano. I primi due sparano uccidendo i rivali, il terzo, già arrestato dopo la testata al giornalista, fa da palo.

Ostia come Siculiana: il silenzio è alla base del potere degli Spada. Nel 2016 Carmine, detto «Romoletto», esce miracolosamente vivo da ben due attentati, uno in un distributore di benzina, l'altro sotto casa. Stessa cosa il fratello Roberto. Nonostante i proiettili i boss non denunciano nulla. Il che dimostra la «mafiosità del clan e il clima di omertà vigente in Ostia» spiega la Dda.

Le intercettazioni parlano chiaro. Un commerciante si rifiuta di pagare il pizzo e viene minacciato: «Mo' te viene a parlà un amichetto mio e poi vedi». E ancora: «Ricordati che a me mi costa cinquanta euro datte fuoco ai negozi e alle case che hai. Io faccio questo pè campà, manovro la gente, io metto le bombe».

Stesso stile di un'altra frase intercettata: «Ogni notte è buona per la tanica!». E a una vittima di usura: «Io pijo le tenaglie e ti strappo i denti». Un ristoratore racconta di uno scagnozzo che sipresenta con un lanciafiamme. Nella capitale d'Italia.

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