Di Maio scopre il ceto medio per spostare i 5s verso il centro

Dall'economia alla giustizia, la svolta moderata di Luigi mira a frenare Conte, che invece vuol traslocare a sinistra. Tra il ministro e il suo ex premier è ormai guerra fredda dichiarata

Di Maio scopre il ceto medio per spostare i 5s verso il centro

Luigi di Maio cambia pelle al M5s. Dopo la virata garantista, ecco la svolta centrista. Il ministro degli Esteri - in un'intervista a La Stampa - ruba la scena (per la seconda volta) al leader in pectore del Movimento Giuseppe Conte e mette a segno il passo decisivo verso la metamorfosi dei Cinque stelle da partito anti-sistema a forza moderata. Di Maio coltiva da tempo il sogno di fare del M5s il partito dei centristi: l'ago della bilancia nella politica italiana.

Un percorso iniziato tra giugno e luglio scorso, sulle ceneri del Conte due: prima gli incontri riservati con Mario Draghi e Gianni Letta. Poi la lettera al Foglio per annunciare l'addio alla linea Travaglio sulla giustizia e abbracciare la battaglia garantista.

Ora l'intervista a La Stampa segna l'atto conclusivo di un processo di maturazione. Di Maio indica la rotta: «Fare finalmente del Movimento una forza responsabile, organizzata e ragionevole».

L'obiettivo è rappresentare «quella parte del Paese che ha più bisogno del cambiamento, il ceto medio che paga le tasse, che non si tira mai indietro e che porta ogni giorno sulle spalle il peso della collettività».

Mettendo sul tavolo la cultura di governo accumulata in questi tre anni: «Siamo l'unica forza politica che ha fatto parte degli ultimi tre governi, contribuendo in modo significativo a ottenere i risultati che cominciamo a vedere».

In tre passaggi il titolare della Farnesina indica prospettive e fondamenta del Movimento del futuro. Un manifesto politico per occupare lo spazio al centro. Il dado è tratto.

Di Maio parla come De Mita e sogna una nuova Dc. La rivoluzione è finita. Inizia l'era della realpolitk.

Le opzioni sul tavolo sono due: riprendersi la leadership nel M5s prima delle elezioni politiche o smarcarsi dall'eventuale posizionamento a sinistra dei Cinque stelle guidati da Giuseppe Conte.

Il silenzio dell'avvocato del popolo, dopo l'intervista di Di Maio a La Stampa, è la spia di una guerra fredda in corso tra i due.

Gli equilibri nel M5s rischiano di mutare con l'arrivo alla guida di Conte. L'ex premier ha stretto un patto solido con il presidente della Camera Roberto Fico. Una mossa che sposta l'asse del Movimento a sinistra e che punta a indebolire Di Maio. Il ministro degli Esteri nei giorni scorsi ha reagito, mandando avanti contro Conte due fedelissimi: l'ex ministro Vincenzo Spadafora e il parlamentare Sergio Battelli. I due grillini non sono stati teneri nei confronti dell'ex capo del governo e futuro leader del M5s. Al netto delle parole al miele in pubblico, Di Maio e Conte non riescono a convivere nel M5s. Si studiano. L'uno non si fida dell'altro. E anche i malumori sulla nomina di Rocco Casalino arrivano dai parlamentari vicini a Di Maio. Una guerra silenziosa fatta di sgambetti e posizionamenti. Con la svolta centrista il ministro degli Esteri proverà a portare il Movimento nella famiglia dei Popolari europei. Mentre Conte spinge per l'adesione al gruppo dei Socialisti europei. Ecco la foto di un Movimento in cui convivono due leader e due linee. La spaccatura è evidente. L'intervista del ministro degli Esteri a La Stampa arriva dopo l'annuncio di Conte sulla «rivoluzione gentile» nel M5s. È un botta e risposto silenzioso. Mascherato.

Di Maio ha la necessità di far sentire il peso della sua forza, di non perdere terreno nei confronti dell'avvocato del popolo. Continuando ad esercitare una leadership di fatto all'interno del Movimento. L'obiettivo è dimostrare che è ancora lui (e non Conte) a indicare la strada al Movimento da percorrere nei prossimi anni.

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