Di Maio vuol affossare l'export con il Canada E minaccia i funzionari

Il ministro: rimosso chi difende il trattato Ceta Ma le esportazioni sono già cresciute dell'8%

Di Maio vuol affossare l'export con il Canada E minaccia i funzionari

Sostieni il trattato commerciale con il Canada? Sei licenziato. Un aggressivo Luigi Di Maio, un po' in stile Flavio Briatore in The Apprentice, annuncia la bocciatura del Ceta e in aggiunta minaccia chi dovesse appoggiarlo. «Se anche uno solo dei funzionari italiani all'estero continuerà a difendere trattati scellerati come il Ceta, sarà rimosso», proclama il vicepremier pentastellato. In sostanza un ossimoro vivente: un ministro del Lavoro che licenzia. Oltretutto due giorni fa Di Maio ha dato il proprio consenso, in Consiglio Ue, alla sottoscrizione dell'accordo di libero scambio tra Ue e Giappone, il Jefta, analogo al Ceta e da molti considerato più punitivo per l'Italia. Scelte dunque in contraddizione.

Preoccupato il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani. Un vicepremier che dice «il funzionario che non la pensa come il Governo va rimosso» suona come il preannuncio di un «passaggio dalla democrazia a un sistema non democratico», afferma Tajani.

La dichiarazione di guerra agli accordi commerciali stipulati con il Canada è stata però applaudita all'assemblea di Coldiretti, fortemente critica verso il Ceta e dunque rassicurata da Di Maio: «A breve il Ceta dovrà arrivare in Aula per la ratifica: la maggioranza lo respingerà». Annuncio che segue di un giorno quello del ministro dell'Agricoltura, Gian Marco Centinaio che aveva già chiesto «modifiche sostanziali all'accordo di libero scambio Ue-Canada». L'accordo approvato da Bruxelles nel febbraio del 2017 va ratificato dai singoli stati ma è già in vigore in via sperimentale. Prevede l'abbattimento dei dazi e delle barriere doganali negli scambi commerciali. Vengono però introdotte tutele sui prodotti agroalimentari e sui brevetti. Per il made in Italy sono 41 i prodotti protetti, inoltre è obbligatorio dichiarare sempre la provenienza del prodotto. Secondo la Ue questo accordo aumenterà l'export verso il Canada del 20 per cento e già in questo primo periodo le esportazioni italiane sarebbero salite dell'8 per cento. Ma per il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo occorre che il governo dica no a Ceta. «Le esportazioni di Parmigiano Reggiano e di Grana Padano in Canada sono diminuite in valore del 10 per cento nel trimestre successivo all'entrata in vigore dell'accordo», sostiene Moncalvo.

Ma in molti si trovano sul fronte opposto. Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, si schermisce affermando di non conoscere a fondo l'accordo anche se, precisa «il libero commercio è sempre un bene». Per il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, «sarebbe un grave errore» chiudere al Ceta che va interpretato «in una chiave d'interesse nazionale e non categoriale» in riferimento ai produttori agricoli nella convinzione che all'Italia convenga il Ceta perché, «attraverso l'export creiamo ricchezza».

Il vicepresidente della Camera, l'azzurra Mara Carfagna, invece si chiede come sia possibile che un ministro del Lavoro minacci i lavoratori.

«M5s non vuole il Ceta e Di Maio non trova di meglio che evocare lo spettro del licenziamento per i funzionari che rappresentano il nostro Paese all'estero», osserva la Carfagna. Un atteggiamento che rivela «il dna illiberale del Movimento», conclude.

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