I migranti che erano a bordo del veliero Alex di Mediterranea Saving Humans e di Alan Kurdi della Ong Sea Eye sono tutti sbarcati. I primi intorno all'una di notte di domenica a Lampedusa, gli altri a Malta, che prima aveva negato lo sbarco e poi lo ha concesso, ottenendo la ripartizione tra diversi Stati dell'Ue perché questa vicenda «non rientra tra le responsabilità delle autorità maltesi» ha detto il premier maltese Joseph Muscat. I migranti arrivati a Malta sono 65, tre dei quali erano collassati a bordo per il caldo e sottoposti a cure mediche.
Non è ancora finita però, specie per l'Italia dove si prospetta un nuovo e faticoso caso giudiziario con il comandante della Alex, Tommaso Stella, indagato per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e, secondo l'Ansa, anche per rifiuto di obbedienza e resistenza a nave da guerra («atto dovuto», dice la Procura). È stato indagato anche il capo missione Erasmo Palazzotto e il veliero è stato sequestrato come «atto dovuto», azione che ha consentito lo sbarco che non è stato autorizzato dal ministero dell'Interno. «No» ha detto fino alla fine il ministro Matteo Salvini, che da accusatore delle Ong di essere conniventi con i trafficanti di vite umane, si trova accusato a sua volta da Mediterranea per le sue scelte politiche.
La Guardia di finanza ha anche effettuato una lunga perquisizione di 4 ore sul natante, con l'acquisizione di documentazione che sarà inviata alla procura di Agrigento, che è chiamata ad esprimersi sulla convalida del sequestro. Ed è pure scattata una sanzione per l'armatore sociale Alessandro Metz «perché ho soccorso persone» dice. È uno degli aspetti più odiosi del nuovo decreto sicurezza, perché ha come obiettivo chiaro di mandare un messaggio ai naviganti: se trovate qualcuno in mare, lasciatelo morire. È un messaggio che non serve alle Ong».
Intanto Mediterranea lancia una nuova sfida: «Non abbiamo nessuna intenzione di fermarci» ha detto la portavoce Alessandra Sciurba. Non è fermando una, due o dieci navi che si può fermare Mediterranea. Soprattutto perché basta uscire in mare per rendersi conto di quanto siamo indispensabili. Nessuno avrebbe mai saputo nulla di queste persone che abbiamo soccorso. Abbiamo bisogno di aiuto per ripartire». Il Viminale è intenzionato ad andare a fondo a questa storia e auspica che non ci sia un nuovo caso Sea Watch che, con la «benedizione» impartita dal gip di Agrigento al comandante Carola Rackete, colpevole ma giustificata e quindi perdonata, di fatto ha redatto una sorta di lasciapassare alle Ong, convinte di potere infrangere le leggi italiane restando impunite.
E così la Alex, ripercorrendo il copione stilato da Sea Wath 3, ha infranto il blocco navale ed è approdata a Lampedusa dopo avere invocato lo stato di necessità. Tutto questo dopo avere trovato giustificazioni per non dirigersi a Malta, che aveva messo a disposizione il proprio porto sicuro. «Si è voluto costruire il fatto che noi fossimo obbligati a violare l'alt ha detto la Sciurba -. E la decisione di Malta è stata pura propaganda politica che tratta le persone come sacchi di patate. Che senso ha che l'Italia dica che si va a prendere persone a Malta e le si porta in Italia se Malta si prende altre 55 persone. È una presa in giro dei cittadini».
È certo, però, che andare a Malta sarebbe voluto dire per la Ong andare incontro a sanzioni che Mediterranea voleva scongiurare, come lei stessa ha indirettamente scritto in una email in cui dettava le condizioni per lo sbarco alla Valletta, dove non voleva mettere piede.Intanto a Lampedusa l'hotspot ha superato la capienza prevista e il sindaco, Totò Martello, si appella al Viminale per risolvere il problema.
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