"Mancano i numeri, pronti all'accordo"

L'azzurra: "Modificare insieme gli articoli su sesso, opinione e scuola"

"Mancano i numeri, pronti all'accordo"

Senatrice Licia Ronzulli, quale accordo vorrebbe sul ddl Zan?

«Se si vuole davvero approvare una legge che tuteli chi è vittima di violenza, odio e discriminazioni omofobe non c'è altra strada che ripartire da un tavolo di confronto per superare le criticità. Noi ci siamo, chiediamo da mesi un dibattito vero e non solo di facciata per giungere a un testo condiviso, senza il quale sinistra e M5S dovranno assumersi la responsabilità di aver affossato la legge con le loro forzature. La votazione di ieri mattina si è conclusa con un solo voto di scarto, è evidente che non ci siano i numeri per approvare questo testo così com'è, tanto più considerando i voti segreti. Ciò posto, è assurdo pretendere che i diritti civili diventino appannaggio esclusivo di una parte politica. Non si difendono i diritti indossando mascherine arcobaleno o dando patenti di civiltà. Lo si dimostra con i fatti. Come abbiamo fatto noi».

È sufficiente rivedere il concetto di identità di genere o bisogna intervenire su tutti gli articoli contestati?

«Bisogna modificare l'articolo 1 che introduce nuove categorie e definizioni in modo confuso ed è quindi eccessivamente interpretabile per un giudice che, in quanto essere umano, ha come tutti una propria specifica sensibilità. Le norme devono essere certe, non vaghe, vanno applicate non interpretate. L'articolo 4 invece introduce un reato di opinione e per noi liberali questo è inaccettabile, bisogna ampliare il perimetro delle libertà, non comprimerlo. E ci tengo a precisare che queste critiche non sono frutto esclusivamente di un'idea mia, di Forza Italia o del centrodestra, ma si tratta di rilievi avanzati nel corso delle audizioni in commissione Giustizia da esperti di diritto del calibro di Carlo Nordio e Giovanni Maria Flick. Poi c'è l'articolo 7 con il quale si vorrebbe introdurre la teoria del fluid gender nelle scuole, una cosa che ci trova assolutamente contrari».

La libertà di educazione dei genitori e la tutela dei bambini sono state questioni al centro del dibattito politico. Come cambiare il testo?

«La scuola deve rimanere fuori dalla legge. Non si può introdurre o parlare di educazione in una legge penale. Ogni bambino ha la propria maturità e sensibilità e i genitori hanno il diritto di approcciare a temi come la sessualità nei tempi e con i modi che ritengono più opportuni».

Come rispondere al Vaticano che chiede di rispettare il Concordato e la libertà di religione?

«La libertà religiosa è un principio garantito dalla nostra Costituzione. Al netto di questo però, bisogna riconoscere che la Santa Sede ha il diritto, come tutti, di esprimere la propria opinione e le proprie perplessità su un testo che ha diviso non solo la politica, ma anche l'opinione pubblica. Non si può chiedere il bavaglio per chi, dal punto di vista religioso, rappresenta il 70% degli italiani e, al contempo, cavalcare le dirette social di qualche influencer per sfruttarne la popolarità. Trovo poi agghiacciante la strumentalità di quanti a sinistra celebrano il Papa quando invita ad aprire le frontiere per soccorrere i migranti, ma parlano di ingerenza se il Vaticano esprime preoccupazione per il ddl Zan».

Pensa che si troverà un'intesa in tempi brevi o che prevarranno le posizioni avverse che si scontrano?

«Dopo le continue prove muscolari, da chi si professa tollerante, a cui abbiamo assistito soprattutto nelle ultime settimane, non sono molto fiduciosa. Davanti a un problema che il Parlamento e la politica sono chiamati a risolvere si può avere un duplice approccio. Si può affrontare la questione in modo pragmatico, come abbiamo fatto noi proponendo pene più severe per chi commette reati per motivi omofobi, oppure si può cavalcare il problema, senza risolverlo, solo per fare propaganda.

C'è chi purtroppo ha scelto questa seconda strada, preferendo la propaganda al pragmatismo, l'ideologia alla concretezza e rischiando di affossare una legge che, se ci fosse stata la disponibilità a un minimo di mediazione, avremmo potuto già approvare».

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