Manovra d'autunno, governo al lavoro per confermare taglio a Irpef e cuneo

Freni: "Non sarà una caccia al tesoro. Mettiamo al centro famiglie e imprese"

Manovra d'autunno, governo al lavoro per confermare taglio a Irpef e cuneo
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«Possiamo già contare sulle risorse che servono a confermare la riduzione dell'Irpef in vigore quest'anno, arriveranno anche le coperture per la proroga del taglio del cuneo contributivo in favore dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi: le buste paga del 2025 potranno contare su un beneficio concreto, in linea con quello di quest'anno». Il sottosegretario all'Economia, Federico Freni, in un'intervista all'Adnkronos ha annunciato che le misure cardine della manovra 2024 saranno confermate anche l'anno prossimo. In particolare, la copertura per la fiscalizzazione degli oneri previdenziali (circa 10,5 miliardi) è già in cassa, mentre restano da reperire 4 miliardi per l'accorpamento dell'aliquota Irpef del 25% al 23 per cento.

«La manovra - ha proseguito - non è un collage o una caccia al tesoro. La priorità è l'individuazione delle misure che sono necessarie ad aiutare famiglie e imprese, soprattutto chi è più in difficoltà». Il disegno della legge di Bilancio, pertanto, continuerà a essere improntato sui criteri di prudenza e di sostegno alle fasce più deboli che finora hanno contraddistinto l'esecutivo. Questa settimana sono attesi i dati sulle entrate fiscali di competenza di giugno, parametri su cui poi si baserà il calcolo del deficit da comunicare alla Commissione Ue. Nei primi cinque mesi del 2024 l'incremento è stato del 10% a circa 18,7 miliardi di euro. Se il trend proseguisse (l'ottimo stato di salute del mercato del lavoro incoraggia attese positive), non solo la correzione di bilancio da effettuare per la procedura di extradeficit sarebbe meno dolorosa, ma si aprirebbero margini per ulteriori interventi finanziabili. Ad esempio, il sottosegretario all'Economia, Lucia Albano, aveva aperto all'utilizzo dei proventi del concordato biennale per il ceto medio in quanto «coloro che hanno redditi sopra i 50mila euro non possono essere certo considerati ricchi».

Questo discorso si incrocia con l'obbligo di presentare entro il 20 settembre il Piano strutturale di bilancio a Bruxelles. La traiettoria di riferimento per un piano di rientro del deficit entro il 3% del Pil a 4 o a 7 anni (aggiustamento compreso tra lo 0,6% e l'1,1% del Pil) è oggetto di un dialogo con l'esecutivo Ue. L'allungamento del percorso richiede l'attuazione di riforme a fronte dello scomputo di investimenti in settori strategici (modello Pnrr). «L'Italia è un Paese serio e credibile, che non deroga alle regole: gli impegni previsti dal nuovo Patto di stabilità e crescita sono pienamente sostenibili», ha assicurato Freni precisando che «non soffocheremo la crescita sotto il cuscino per inseguire la riduzione del deficit strutturale: non serve e soprattutto non rientra nella nostra visione di politica economica». Una presa di posizione decisa rispetto al nuovo Patto di Stabilità che prevede non solo che i Piani indichino l'andamento della spesa primaria (la cui crescita dovrà essere inferiore a quella del Pil), ma anche le proiezioni sul debito, incluso uno scenario avverso sui tassi.

Insomma, l'intenzione è quella di non deprimere lo sviluppo (e anche l'attuazione del Pnrr stesso che prevede nuovo deficit) seguendo la linea del rigore più volte ribadita da Giorgetti. «Chi oggi prefigura un disimpegno o un rilassamento è mosso esclusivamente da una logica antigovernativa che di certo non fa bene al Paese», ha rimarcato il sottosegretario sottolineando che nel momento in cui si avvierà la necessaria spending review (per Bruxelles l'alternativa al taglio delle spese è l'aumento delle tasse; ndr) «non toccheremo di certo le agevolazioni che riguardano la casa o la salute degli italiani».

Idem per il dossier privatizzazioni: l'obiettivo del governo è incassare 20 miliardi dalle

dismissioni in tre anni valorizzando le partecipate. «Non siamo al mercatino delle pulci» ed «eventuali accelerazioni saranno determinate esclusivamente da ragioni legate al buon andamento del mercato», ha tagliato corto Freni.

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