Le manovre di Minniti per tutelare il suo uomo

"Guardate che così il provvedimento non ve lo facciamo passare". Il messaggio era arrivato a Palazzo Chigi nelle scorse settimane dalla Corte dei Conti, e riguardava le decisioni su un settore delicato come quello dell'intelligence

Le manovre di Minniti per tutelare il suo uomo

«Guardate che così il provvedimento non ve lo facciamo passare». Il messaggio era arrivato a Palazzo Chigi nelle scorse settimane dalla Corte dei Conti, e riguardava le decisioni su un settore delicato come quello dell'intelligence. Ad essere minacciato di bocciatura era il decreto sulla riconferma al suo posto di Mario Parente, il capo dell'Aisi, ovvero della sicurezza interna. La nomina di Parente è scaduta nel giugno scorso, e Conte intendeva riconfermare il generale dei carabinieri per un altro biennio. Peccato che la nomina andasse contro la legge che regola il funzionamento dei servizi segreti, secondo cui direttori e vice delle due agenzie nonché del Dis, l'organismo di coordinamento, possano essere prorogati nella carica una sola volta. E Parente aveva già compiuto il secondo giro: arrivato all'Aisi come vice nel 2015 su nomina del governo Renzi, diviene direttore l'anno dopo, sempre su decisione di Renzi, con un incarico biennale. Nel giugno 2018 il governo Conte 1 lo conferma per altri due anni. Ma un terzo incarico non era possibile.

Così, anche per aggirare le obiezioni della Corte dei conti, viene ideato uno stratagemma: nel decreto che il 30 luglio proroga lo stato di emergenza viene infilato, senza annunci pubblici, un comma che per garantire la continuità nella gestione dell'intelligence apre le porte a una seconda proroga. Che il beneficiario sia Parente non ci sono dubbi: l'altro direttore, Gianni Caravelli dell'Aise, è lì da pochi mesi, mentre il capo del Dis, Gennaro Vecchione, deve ancora terminare il primo mandato. L'unica continuità messa a rischio dalle norme era quella del capo dell'Aisi. Il comma salva-Parente viene infilato in extremis nel dl, suscitando le perplessità dei membri del Copasir, l'organismo parlamentare di vigilanza, che non erano stati avvisati.

Ma perché tutelare Parente è così importante? La risposta che circola con più insistenza dice che non era il premier Conte a considerare così indispensabile un terzo mandato del generale. Conte è molto attento alla gestione dei servizi segreti, ha tenuto per sé la delega, sta imparando a conoscerne i meccanismi interni. Ma proprio per questo pensava che un avvicendamento, anche in una fase difficile come l'attuale, non costituisse un trauma. A intervenire con forza per trovare una soluzione che consentisse a Parente di continuare a essere lo zar della sicurezza interna sarebbe stato Lorenzo Guerini, ministro Pd della Difesa: che in quanto tale, anche se non formalmente coinvolto nella scelta, è un interlocutore cui il capo del governo non può non prestare ascolto. Anche perché dietro Guerini, come vero sponsor della riconferma di Parente si è intuito da subito il ruolo di Marco Minniti (nel tondo), ex ministro dell'Interno. D'altronde era Minniti, come sottosegretario, a detenere la delega ai servizi segreti sotto i governi Letta e Renzi, fu lui a individuare Parente per la vicedirezione dell'Aisi e poi per la direzione.

Il filo diretto tra i due non si è mai interrotto, e per Minniti potrebbe risultare prezioso avere un suo uomo ai servizi se - come fanno ipotizzare alcune sue recenti uscite - si stesse preparando un suo ritorno al Viminale.

Nel frattempo c'è chi si chiede: se la continuità nella guida dei servizi segreti è così importante, perché pochi mesi fa il governo ha spedito il capo dell'Aise Luciano Carta a fare il presidente di Leonardo?

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