"Il Mar d'Azov è di Mosca". E il Donbass si allontana Kiev: "Noi in svantaggio"

Il vicepremier della Crimea: "Quel mare ormai è nostro". Un generale ucraino: «Lugansk sta per cadere". A Lysychansk corpi sepolti in fosse comuni. L’intercettazione di un soldato: "Bombe nelle cantine per ripulirle dai civili nascosti"

"Il Mar d'Azov è di Mosca". E il Donbass si allontana Kiev: "Noi in svantaggio"

Il Mar d'Azov è perso per sempre, il Donbass quasi. L'Ucraina resiste ma sta perdendo pezzi e terreno nella guerra in cui è stata trascinata dall'aggressione russa.

Che l'Ucraina debba dimenticarsi lo sbocco al Mar d'Azov, il mare interno chiuso tra la Crimea, il Sud-Est dell'Ucraina e la Russia, lo dice il vice primo ministro del governo della Crimea Georgy Muradov, riportato da Ria Novosti: «Il Mar d'Azov è perduto per sempre per l'Ucraina. I porti delle regioni di Zaporizhzhia e Kherson non saranno mai più ucraini. Sono sicuro che dopo la riunificazione delle nostre regioni con la Russia, il Mar d'Azov tornerà ad essere, come prima, esclusivamente un mare interno della Federazione Russa». E secondo Vladimir Rogov, un funzionario nominato da Mosca nella regione occupata di Zaporizhzhia, anche «le regioni di Zaporizhzhia e Kherson non torneranno mai sotto il controllo di Kiev».

E poi c'è il Donbass. Dove le cose si mettono male. Soprattutto nel Lugansk. Ieri perfino un generale ucraino, Oleksiy Gromov, è stato costretto ad ammettere che «la Russia è in vantaggio» nei combattimenti nel Lugansk, anche se «noi stiamo facendo tutto il possibile». Secondo il capo dell'amministrazione militare della regione, Serhiy Gaidai, invece «il Lugansk non è stato tagliato fuori». I combattimenti hanno raggiunto la periferia della grande città di Severodonetsk, un obiettivo chiave per i russi. E la città potrebbe essere circondata. Ma resta accessibile agli aiuti la strada per il sud-ovest di Severodonetsk malgrada sia sotto il fuoco russo. Severodonetsk viene bombardata tutto il giorno e le forze russe sono abbastanza vicine da usare colpi di mortaio, artiglieria e bombardamenti aerei. Prossima alla caduta anche la vicina città di Lysychansk, dove ieri i russi hanno sferrato un attacco di artiglieria, uccidendo tre persone. La situazione in questa località è talmente drammatica che la polizia è costretta a seppellire i corpi dei civili in fosse comuni. Almeno 150 persone sono state sepolte in una tomba unica. Gaidai ha però precisato che le famiglie dei deceduti potranno effettuare una nuova sepoltura dopo la guerra grazie a un certificato di morte rilasciato dalla polizia.

Anche nel Donetsk l'offensiva russa non si ferma. A Maryinka l'amministrazione militare regionale riferisce dell'utilizzo di proiettili incendiari. A Slavyansk, come riferisce lo Stato maggiore ucraino su Facebook, i bombardamenti sono massicci. In totale sono quaranta le città sotto attacco nelle ultime ore nel Donbass, con cinque vittime civili e 12 i feriti in un solo giorno.

In Donbass ci sono almeno 8mila prigionieri di guerra ucraini detenuti nelle autoproclamate Repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk, secondo i calcoli riferiti dall'ambasciatore del Lugansk in Russia, Rodion Miroshnik. «Sono molti e ogni giorno se ne aggiungono letteralmente centinaia», ha detto Miroshnik.

E poi ci sono gli orrori quotidiani. Come la pratica di lanciare granate nelle cantine stipate di civili per «ripulirle», secondo il terribile gergo dei russi. La circostanza è raccontata da un soldato russo in una conversazione telefonica con la moglie, intercettata e pubblicata ieri su Telegram dal servizio di sicurezza ucraino (Sbu). «'Puliamo gli scantinati, sai come? Non chiediamo chi c'è e lanciamo granate». Secondo il militare questa è una pratica comune. Nella telefonata si dà conto anche di una violenza su una donna compiuta dalle forze occupanti.

Infine, Kiev ha denunciato la decisione del Cremlino di semplificare la procedura per ottenere la cittadinanza russa per gli abitanti delle aree delle regioni ucraine di Kherson e Zaporizhzhia occupate dalle truppe russe. «Il decreto è legalmente nullo e non avrà conseguenze legali», ha twittato la missione diplomatica ucraina presso l'Ue, affermando che la mossa è un tentativo di costringere gli ucraini a cambiare cittadinanza.

Il nuovo decreto russo modifica il testo del documento con il quale nell'aprile del 2019 le autorità di Mosca hanno semplificato l'iter per l'ottenimento della cittadinanza russa per chi abita nelle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk.

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