Roberto Maroni si toglie alcuni sassolini dalle scarpe in vista delle imminenti primarie della Lega e del successivo congresso. "Io ho sempre considerato l’alleanza con Le Pen tattica e non strategica - dice in un'intervista al Corriere - lei ha un progetto diverso da quello della Lega, vuole tornare agli stati nazionali. Noi siamo per l’Europa delle Regioni". Ma ora il governatore della Lombardia è convinto che "la parentesi lepenista si possa considerare conclusa". Ovviamente questa stoccata non farà piacere a Matteo Salvini, autore della Lega 2.0, quella sovranista, amica del Front National.
Maroni guarda allo scontro per la segreteria del Carroccio con attento distacco, osservando che "chi vince ha il dovere di fare il segretario, ma non è che puoi farlo soltanto se annienti chi la pensa in modo diverso". Salvini ha detto che se non prende l’80% torna a fare il militante? "A me pare una sciocchezza". Guardando ai rapporti con gli alleati, Maroni osserva che "va bene tutto, ma mi spiace davvero che si usino parole sprezzanti nei confronti dell’esperienza con Berlusconi e con Forza Italia". Un altro segnale, questo, che testimonia i mal di pancia in seno al partito. Maroni osserva che occorre "tornare alle nostre origini di movimento post ideologico, né di destra né di sinistra. La nostra identità è l’identità dei nostri territori".
Il presidente della Regione Lombardia giudica così l’attuale posizionamento della Lega: "Anche Le Pen ha detto che bisogna rifondare il Front national. Se lo dice lei, significa che ammette la sconfitta e si rende conto che esistono degli spazi elettorali che il Front national non è in grado di occupare. E questa è una riflessione che dobbiamo fare anche noi".
Lo sfidante di Salvini alle primarie, Gianni Fava, accoglie con entusiamo l’intervista di Maroni e in particolare il passaggio con cui definisce "finita" la stagione lepenista nel Carroccio. "Bene. Io lo dico da un pezzo. Forse non è mai nemmeno cominciata la fase lepenista, se non nella testa di qualche dirigente in cerca di facili scorciatoie. Fa piacere sapere che cominciamo ad essere in tanti a dirlo apertamente. La Lega faccia la Lega. Lottiamo per la questione settentrionale".
Ma arriva anche la risposta di Matteo Salvini, che rinfocola subito la polemica, sttolineando che la sua intenzione è guidare una Lega "forte" e non una Lega "piccolina al 3% che va ad Arcore a chiedere per favore" di fare un’alleanza. Questo è il messaggio che Salvini ha scritto sulla propria bacheca Facebook: "La Lega che cresce e guarda avanti, una Lega forte, è la mia Lega, che in base ai programmi sceglierà se allearsi con Berlusconi o no, scrivetemi per dire cosa pensate, ma voglio che la Lega decida liberamente. Non c'è autonomismo se restiamo chiusi nell'orticello. Potrà darsi che ci alleeremo con Berlusconi a livello nazionale, non posso dirlo perché non c'è un programma comune, a differenza che alle amministrative.
Serve una Lega del 12-15-20 per cento per trattare da pari a pari e non con la Lega del 3 per cento che va ad Arcore a chiedere per favore di allearsi. Non voglio recuperare vecchi tromboni, Casini, Cicchitto, Alfano". Ogni riferimento polemico, ovviamente, è rivolto a chi lo ha preceduto alla guida del Carroccio. E non sono, quelle di Salvini, parole dolci.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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