Sembra che la felicità sia fatta di buona salute e di cattiva memoria ma secondo i neurologi se dimentichi il passato non puoi progettare il futuro. Lo pensano anche gli stilisti e infatti ieri sulle passerelle di Milano Moda Donna si sono viste delle belle collezioni per la prossima estate ispirate dagli anni '50, '60 e '70.
Il più didascalico è stato Antonio Marras che è partito da Anna Maria Pierangeli nata a Cagliari da genitori marchigiani nel 1932, attrice debuttante a soli 17 anni accanto a De Sica e vincitrice del Nastro d'Argento al festival di Venezia nel 1951. La sfilata racconta del disperato amore tra la diva e James Dean con una marea di vestiti in puro stile Fifties (dal tailleur con gonna a ruota e giacca avvitata allo chemisier con maniche a palloncino) accessoriati da calze con la riga, scarpe e borse in composé e perfino le pettinature dell'epoca. Scorporate il tutto e mettete un pezzo alla volta su una ragazza che usa l'Intelligenza Artificiale per preparare la maturità o su una donna di successo senza età per capire quanto eleganti fossero quegli anni. Il più bravo è come sempre Alessandro Dell'Acqua che per N°21 rilegge senza nostalgia i favolosi Sixties partendo dal reportage del fotografo svizzero Karlheinz Weinberger sulle cosiddette «modette», ovvero le fidanzate dei Mods.
Al loro stile fatto di abiti ricamati e parka militari, sciarpe da football club e tubini da sera si è ispirata anche Amy Winehouse, ma Dell'Acqua fa di più mixando lo spirito ribelle con il fascino discreto della borghesia, la femminilità con l'uso del cervello. Anche Marco De Vincenzo evita la trappola della rilettura letterale costruendo per Etro un'immagine che degli anni '70 ha solo un buon profumo esaltato dai colori e dalle decorazioni dei Sud del Mondo, da una memoria colta e chic che è da sempre nel Dna del marchio. Fausto Puglisi sembra chiedersi se i ricordi sono una cosa che hai o che hai perduto e quindi crea una collezione Roberto Cavalli per la prossima estate partendo dalla sua città natale, Messina, per arrivare a una rilettura dei pezzi più iconici creati negli anni '80 e '90 dallo stilista fiorentino recentemente scomparso.
Da Cucinelli va in scena un'intelligente rilettura contemporanea dell'arte antica del ricamo con pezzi spettacolari come il pullover a poncho in fili di lino e paillette intrecciati a mano (20 ore di lavoro l'uno) da indossare sui seducenti pantaloni in organza marron glacé. Sembra essere questo il colore di stagione a giudicare da quel che si è visto sulla passerella di Hugo Boss e nelle prime bellissime uscite di Jil Sander. Qui la talentuosa coppia formata da Lucie e Luke Meier sta ricostruendo in chiave contemporanea (e quindi con molti più dettagli e ornamenti) la leggenda del minimalismo del brand. Invece da Eleventy è di scena la ricchezza sussurrata del lino spalmato d'oro, intrecciato con fili di lurex giapponese, mischiato a seta, canapa e cotone nei colori più chiari e luminosi che ci siano tra cui un rosa che sta tra la cipria e il petalo di damascena.
Strepitosa a dir poco la collezione che Daniel Del Core dedica alla giornata-tipo di una scienziata: dal mattino con un trench simile al camice, alla lezione in università con il tubino-tablier e le soprascarpe anti germi per precipitarsi subito dopo in laboratorio dove tutto viene guardato al microscopio. Inevitabile l'abito da sera per andare a ritirare il Nobel.
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