Pensare che doveva essere tutto un gioco: una prova di coraggio da fare tutti insieme. Come un rito folle, già altri bambini prima lo avevano fatto; infilarsi là sotto, sfidare la paura e il buio, scivolare veloci fin dentro, nella pancia della Terra, infilarsi nel cunicolo, cercare la parete buona per lasciare la firma; ognuno la propria traccia, prova indelebile del loro temerario, spericolato passaggio. Doveva essere un attimo, ma sono rimasti intrappolati per dieci lunghissimi giorni inghiottiti in un baratro di silenzio e buio; 12 bambini tra gli 11 e i 16 anni, con il loro allenatore, un ragazzo di 25 anni che rischia di essere incriminato.
Ora che sono stati ritrovati, si ricostruiscono i dettagli, la sorte avversa e le scelte sciagurate di quel 23 giugno, speranze affievolite, poi il miracolo. «Siamo qui, stiamo venendo a salvarvi, siete forti, siete fortissimi». Le immagini delle telecamere dei soccorritori che incontrano i piccoli fanno il giro del mondo e fanno commuovere. C'è un ragazzino che chiede: «che giorno è?». «Lunedì», e certo perchè senza avere mai la luce deve essere ancora più terribile; da far girare la testa, da sentirsi soffocare perchè perdi qualsiasi orientamento a cui aggrapparti, e anche nel tempo ci affoghi dentro. Lottare e resistere. L'altro ieri era euforia e lacrime di gioia, una mamma che mostrava orgogliosa la fotografia del suo bambino miracolato che sorride ancora, a dispetto della fame e della sete, gambette nude e magrissime, gli occhi lucidi e la voglia solo di abbracciarlo. Ma non è così semplice.
Svanita l'eccitazione iniziale, si torna a fare i conti con la realtà: portarli in salvo. All'inizio circolano voci agghiaccianti: i tecnici parlano di 4 mesi prima di estrarli. «A malapena si reggono in piedi», dicono gli esperti speleo-sub britannici che sono stati là sotto. «Sono molto deboli, non hanno ingerito cibo solido per dieci giorni. Bevevano l'acqua che trasudava dalle pareti della grotta. Ci sono ora due medici dei Navi Seal thailandesi che li nutrono gradualmente per farli tornare in forze». I ragazzi soffrono di «atrofia muscolare, riescono a malapena a reggersi in piedi».
Si fa di tutto, ora che sono stati ritrovati. Oltre cento fattorie hanno accettato di sacrificare il loro raccolto, se ce ne fosse bisogno, i loro campi verranno infatti allagati. Nella grotta i soccorritori hanno portato bombole di ossigeno e cavi elettrici per avere luce e un collegamento con le famiglie. Che serve forse più del cibo. L'opzione di pompare l'acqua fuori dalla grotta potrebbe essere vanificata dal prossimo arrivo della pioggia.
Ma anche portare fuori i ragazzini a nuoto sott'acqua lungo un tortuoso percorso di circa 2,5 km è estremamente difficile, molti non sanno neppure nuotare. La grotta è estrema e la strada è lunga e complessa. Ci sono correnti. In alcuni momenti la visibilità è pari a zero. Bisogna portarli fuori uno a uno con il rischio di crisi di panico. Tamponare e sperare, il cibo e l'acqua ora ci sono per quattro mesi. Ma aspettare così a lungo è disumano. E bisogna fare presto. Il governatore che assicura: «non ci vorranno mesi ma è questione di giorni, forse anche in serata».
Dalla Svezia sono arrivate maschere subacquee speciali e un peggioramento delle condizioni meteo spingono le autorità ad
accelerare i piani di evacuazione: si era parlato di settimane, potrebbero essere giorni. Ma tutto dipenderà dalle condizioni fisiche del gruppo, che è molto provato. E il mondo prega perchè il peggio sia passato davvero.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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