Massacrato di botte alla stazione e dato alle fiamme: grave clochard

È stato un capotreno a trovare il romeno sul ciglio del binario 1

Serenella Bettin

Verona Aveva il volto gonfio pieno di botte e il corpo bruciato dalle fiamme. Questa la fine per un senzatetto romeno, di quarantadue anni, trovato ieri tra i binari della stazione di Villafranca a Verona.

Qui il clochard era solito passare le notti. E qui si sa che di notte certi ambienti diventano pericolosi. Ieri mattina, il corpo del senzatetto, giaceva sul ciglio del binario 1, riverso a terra, senza conoscenza. A trovarlo il macchinista del treno in partenza da Villafranca alle 6.50, che ha notato l'uomo e ha dato l'allarme. Subito sono arrivati i soccorsi del 118, la polizia ferroviaria e gli uomini della scientifica. Il poveretto è stato trasportato d'urgenza all'ospedale di Villafranca, dove è rimasto fino al pomeriggio di ieri, nell'attesa di essere trasferito al centro Grandi Ustioni dell'ospedale di Borgo Trento a Verona. Era in condizioni gravissime. Aveva il volto tumefatto, varie contusioni sparse, diverse fratture facciali e ustioni di secondo e terzo grado dal ventre in giù.

Le indagini sono state affidate agli agenti della Polizia Ferroviaria e alla Digos che cercano di individuare i responsabili. La squadra mobile della questura di Verona, poi, sta lavorando a tutto campo per capire la dinamica, vagliando anche le telecamere presenti in stazione. Per il momento non si esclude nessuna pista. L'uomo potrebbe essere stato pestato - i segni delle botte sono evidenti - e poi bruciato. Ma le ferite potrebbe anche essersele causate da solo, cadendo a terra. «Non sappiamo nemmeno - fanno sapere gli inquirenti - se le fratture se le sia procurate da solo, oppure no. Le fratture potrebbero essere dovute anche a una caduta».

Intanto scioccata la città di Villafranca e sgomento da parte del primo cittadino che esprime solidarietà alla vittima. «Questa violenza non ci appartiene ha detto il sindaco Roberto Dall'Oca - se accertati, episodi di questa gravità non appartengono alla comunità civile villafranchese che, da sempre, sia a livello di servizi sociali che di volontariato, ha una tradizione di accoglienza e attenzione verso la fragilità e rinnoviamo la disponibilità ad aiutare questa persona nel momento in cui lo richieda».

Il commento anche dal sottosegretario alla pubblica amministrazione Mattia Fantinati cresciuto a Verona. «I veronesi hanno il cuore grande ha detto dobbiamo sradicare certi linguaggi d'odio. Non tollereremo mai questa violenza».

Ma Verona non è nuova a simili episodi.

Il 13 dicembre 2017 a Zevio, due minori, che all'epoca dei fatti avevano 13 e 17 anni, figli di immigrati regolari, diedero fuoco all'auto in cui viveva il 64 enne marocchino Ahmed Fdil, causandone la morte.

Alla fine per i due niente carcere: il primo non era imputabile e al secondo, il giudice, a gennaio scorso, ha stabilito la «messa in prova» per tre anni. E se si comporterà bene, il reato sarà estinto.

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