Il partito Cinque Stelle pianta finalmente la sua prima bandierina della legislatura, presenta la proposta per abbassare la pensione ad un migliaio di ex parlamentari (e alle loro vedove, laddove defunti) ed esulta come la Corea del Sud ai Mondiali. «Una giornata storica per il Paese, finalmente possiamo ridare dignità alla politica», proclama il questore grillino di Montecitorio, Federico D'Incà, un filo sopra le righe.
L'operazione «taglio dei vitalizi», che nello scorso Parlamento è stata oggetto di una lunga gara (finita nel nulla) tra Pd e Cinque Stelle a chi tagliava di più, è stata messa a punto dal presidente della Camera Roberto Fico. Ieri l'esponente pentastellato ha illustrato all'Ufficio di presidenza di Montecitorio la sua proposta di delibera, che verrà votata tra il 9 e il 13 luglio e, se approvata, entrerà in vigore a partire dal prossimo novembre. Riguarda quindi i soli ex deputati, 1338 per la precisione, che si vedrebbero ricalcolare l'assegno mensile in base al sistema contributivo, che è in vigore dal 2012 per i parlamentari delle ultime legislature. Altri 67 ex membri della Camera, che hanno al loro attivo più di 4 legislature, saranno invece esonerati dai tagli, che arriveranno fino al 50% dell'importo. «Quaranta milioni di risparmi, un ulteriore passo per il superamento definitivo dei privilegi», annuncia trionfalmente il presidente Fico. Ma la proposta, sottolineano le opposizioni, resta assai «fragile», e su di essa pende un concreto rischio di incostituzionalità, visto che riguarda una sola categoria (i deputati) va ad incidere sui famosi «diritti acquisiti». Uno dei tanti presidenti emeriti della Corte Costituzionale, Valerio Onida, aveva già messo in guardia tempo fa: «Potrebbero risultare incostituzionali le norme che riducono fortemente l'importo dei vitalizi già in essere».
I primi a fare ricorso saranno gli ex deputati messi nel mirino, che ieri hanno annunciato una bellicosa controffensiva e una vera e propria «class action». «Abbiamo inviato una diffida stragiudiziale a ciascun membro dell'Ufficio di presidenza della Camera», annunciano Antonello Falomi e Peppino Gargani, che guidano l'associazione degli ex. In altre parole, «chi voterà la delibera sarà responsabile personalmente del voto che darà, e sarà chiamato a risponderne personalmente», cioè a risarcire di tasca loro chi è stato colpito se i ricorsi venissero accolti. Un «obbrobrio costituzionale», denunciano, che rischia di aprire la strada a chi «vuole mettere le mani sulle pensioni di tutti gli italiani» andati in pensione con il vecchio metodo retributivo: «Si tratta di un attacco allo Stato di diritto, non si può applicare retroattivamente». Forti perplessità anche in Senato, dove si nota come il presidente della Camera si sia mosso in proprio, senza neppure informare l'altro ramo del Parlamento. «Si interviene -frena la presidente Casellati- su persone che rischiano di avere anche un'età rilevante e che si trovano improvvisamente ad avere uno stipendio magari inferiore al reddito di cittadinanza» Pd e Forza Italia non si opporranno, ma avanzano dubbi: «Operazione facile ma incompleta: senza taglio ai vitalizi di senatori e consiglieri regionali si rinuncia a criteri uguali per tutti, come prevedeva la mia proposta», dice Matteo Richetti del Pd. «Sì al ricalcolo dei vitalizi per eliminare un privilegio, no alla rapina di Stato contro le vedove», dice la capogruppo Fi Mara Carfagna.
Intanto prosegue il braccio di
ferro sulle commissioni di garanzia (Copasir e Vigilanza): Fico chiede che entro il 3 luglio siano completate, ma sulle presidenze - che spetterebbero alle opposizioni, Pd e Fi - manca ancora il via libera della maggioranza.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.