Il Mediterraneo al centro degli appetiti mondiali

Non solo l'Eurasia, le grandi potenze sanno che qui si giocano gli equilibri del futuro

Il Mediterraneo al centro degli appetiti mondiali

L'Eurasia continua a essere da diversi anni al centro di grandi interessi, economici e geostrategici. Non è un caso, infatti, che lo scontro politico-diplomatico scaturito tra Russia e Occidente in seguito al conflitto ucraino abbia rilanciato il grande gioco per il controllo di quest'area strategica. Gli Stati Uniti non nascondono il loro obiettivo: azzerare il secolare stato di grande potenza egemone tra Europa e Asia della Russia. La dottrina Brezinski continua ad alimentare il sogno di un nuovo ordine mondiale a guida americana perché, come ha sempre sostenuto l'ex consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Jimmy Carter, «il controllo della zona centrale dell'Eurasia significa dominare due delle tre regioni più avanzate e produttive del mondo. Comporterebbe l'immediata subordinazione dell'Africa e la marginalizzazione di Occidente e Oceania». Naturalmente Mosca non resta a guardare e alza i toni dello scontro perché non ha alcuna intenzione di perdere una briciola della sua influenza.

In tale scenario, con una nuova guerra fredda, conflitti a medio-bassa intensità e la minaccia jihadista, è del tutto naturale che l'attenzione dei media e dei think tank internazionali sia concentrata su questo versante. I Paesi che si affacciano sui tre mari - Mediterraneo, Nero e Caspio - diventano così oggetto di studi e analisi, come quelli che porta avanti da cinque anni Il Nodo di Gordio, think tank italiano, che dedica alla geopolitica e all'economia quattro convegni internazionali ogni anno. Questo fine settimana, l'evento è dedicato a «Mari che uniscono», cioè il confronto tra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, Mar Nero e Mar Caspio.

«Il Mediterraneo e l'Eurasia sono sempre al centro delle nostre attenzioni - spiega Daniele Lazzeri, presidente del Nodo di Gordio -. Le conseguenze delle migrazioni interessano tutti Paesi di questa parte del mondo, non solo negli aspetti umanitari, sociali, economici ma anche per quanto riguarda il terrorismo e l'instabilità di aree sempre più grandi». Un board e un comitato scientifico con esperti di tutto il mondo consentono al think tank di fornire analisi e tracce operative alle istituzioni e a chi opera in campo internazionale. «La geopolitica è sempre più complicata e il nostro scopo è fornire suggerimenti con analisi complete su diverse aree del mondo - dice Lazzeri -. D'altronde, un think thank è proprio questo: un bacino in cui attingere, da chi ha conoscenze ed esperienza sul campo, per trovare soluzioni alle crisi e non solo». Ma il Nodo di Gordio ha anche progetti più ambiziosi. «Il nostro obiettivo è, come accade già in America, trasformare il think tank in action tank , cioè diventare suggeritori della politica in campo internazionale».

Il presidente sottolinea con soddisfazione la collaborazione con il Giornale e l'iniziativa Gli Occhi della guerra. «Ci sono subito piaciuti i reportage. Il pregio di avere inviati sul campo ti permette di vedere le cose sotto un'altra ottica. Sono pochi oggi i giornalisti che lo fanno».

Nei tre giorni di workshop a Pergine Valsugana e Montagnaga di Pinè, in provincia di Trento, oltre ai tanti rappresentanti delle istituzioni ed esperti internazionali, sono infatti relatori Fausto Biloslavo e Gian Micalessin de il Giornale e Andrea Pontini, Laura Lesevre, Andrea Indini e Matteo Carnieletto de ilGiornale.it .

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