Giorgia Meloni ha ottenuto la fiducia alla Camera e alla Senato e ora può iniziare effettivamente i lavori con il nuovo governo, anche se è ancora aperta la partita dei sottosegretari. Il parlamento, con le due Camere divise, invece, dovrà occuparsi di organizzare le commissioni e il direttivo. Da indiscrezioni del Transatlantico, 5 commissioni andrebbero a a Fdi, 3 alla Lega, 2 a FI. Lo stesso criterio si utilizzerà per Montecitorio.
Un lavoro di fino che dovrà essere concertato tra maggioranza e opposizioni. La coalizione di centrodestra è compatta, ha dimostrato di essere solida e salda per il raggiungimento degli obiettivi prefissati e nemmeno le bordate, anche se non troppo velenose, della sinistra, sembrano capaci di scalfire il legame delle forze che compongono il centrodestra. Sono gli ultimi passi "strutturali" della nuova legislatura, che ultimati anche questi passaggi potrà diventare pienamente operativa su tutti i dossier. Anche per questo Giorgia Meloni preme sul pedale dell'acceleratore.
La fiducia alla Camera
Giorgia Meloni ha incassato la prima fiducia alla Camera, con 235 sì, 154 voti contrari e 5 astenuti. Un discorso di 70 minuti, in cui il premier neoeletto ha esposto il suo discorso programmatico. L'intervento di Giorgia Meloni è stato interrotto 70 volte, tra cui 10 standing ovation e cori da stadio. Qualche battimano bipartisan (su Mattarella, Draghi, Papa Francesco, Forze armate e i medici eroi anti Covid). Non è mancata la commozione: in primis dell'ampia pattuglia di deputati di FdI.
La stessa premier si è lasciata andare ad attimi di emozione e commozione. Meloni rivendica con orgoglio di essere la prima donna a palazzo Chigi, di esserci arrivata solo con le sue forze e grazie all'aiuto del centrodestra, che ringrazia. Commozione da parte di Giorgia Meloni in chiusura di discorso, quando lei stessa si definisce una "underdog" e garantisce che non sarà mai la cheerleader di nessuno.
La fiducia al Senato
Anche al Senato, Giorgia Meloni ha ottenuto la fiducia totale. La maggioranza di centrodestra al Senato può contare sulla carta su 116 voti, che in realtà scendono a 115 in quanto va escluso il presidente Ignazio La Russa, che non vota. I 5 astenuti sono stati i due senatori a vita, Mario Monti e Elena Cattaneo (gli altri senatori a vita erano assenti, oltre a Giorgio Napolitano, Liliana Segre, Carlo Rubbia e Renzo Piano). Astenuti anche Dafne Musolino, Juliane Unterberger e Meinhard Durnwalder.
"Anche il Senato ha votato la fiducia al Governo. Abbiamo presentato in campagna elettorale un programma chiaro e dettagliato. Manterremo gli impegni: il vincolo tra rappresentante e rappresentato è l'essenza della democrazia. Subito al lavoro per rispondere alle urgenze dell'Italia", ha detto Giorgia Meloni dopo il voto di fiducia.
Da segnalare il ritorno di Silvio Berlusconi in Senato dopo 9 anni di lontananza. Applausi a scena aperta per il Cavaliere, standing ovation finale. In apertura di intervento, Silvio Berlusconi ha annunciato la nascita del 17esimo nipote.
Lo scacchiere del sottogoverno
Ora tocca alle deleghe e ai sottosegretari, la cui partita è ancora aperta. Se Giorgia Meloni riuscisse a imprimere un'accelerazione, le nomine potrebbero arrivare in Consiglio dei ministri già venerdì. Una deadline molto ravvicinata, quasi impossibile da rispettare, tanto che molti sono più realisti nel considerare come giorno utile per raggiungere questo obiettivo o lunedì o martedì.
La presidenza della nascitura commissione di inchiesta sul Covid, che il partito di Meloni proporrà, dovrebbe finire a Iv. Le nomine dei sottosegretari dovranno essere convalidate nel prossimo Cdm, subito dopo il quale ci sarà quello sulle deleghe.
Vertice Forza Italia a Villa Grande
Questa sera, prima di fare rientro domani ad Arcore, Silvio Berlusconi ha incontrato i suoi ministri e i capigruppo per una riunione di concetto subito dopo il voto al Senato. Da quanto si apprende, sul tavolo del leader di Forza Italia ci sono state le priorità del governo e le ricette di Forza Italia, corpo politico fondamentale per il nuovo governo. Silvio Berlusconi nel corso del suo intervento al Senato ha confermato la piena e totale fiducia al presidente del Consiglio da parte del suo partito.
I dossier aperti sull'energia
Tra le primissime sfide che il governo Meloni dovrà affrontare ci sarà quella del caro energia. Per questo il neo ministro Gilberto Pichetto ha già cominciato a studiare i dossier, con al fianco l'ex ministro Roberto Cingolani, che aiuterà il suo successore a districarsi tra i fronti già aperti. Sul tavolo ci sono le strategie per fermare subito il caro bollette ma anche quelle a lungo periodo, per rendere l'Italia indipendente dal punto di vista energetico.
Tra i dossier aperti ci sono le misure di emergenza contro i rincari a imprese e famiglie; il tetto al prezzo del gas e il disaccoppiamento del prezzo dell'elettricità da quello del metano; l'aumento dell'estrazione nazionale di gas e il potenziamento delle rinnovabili.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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