Meloni prudente: "Idee personali, se ha elementi deve condividerli"

La premier: "Le parole di Amato meritano attenzione, ma nessun atto sul Dc9 è coperto da segreto di Stato" Tajani: "Le relazioni fra Stati non sono legate a un'intervista". Salvini: "Inaudita gravità"

Meloni prudente: "Idee personali, se ha elementi deve condividerli"
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«Prudenza e sorpresa». Ma anche «attenzione a non escludere nulla per rispetto dei familiari delle 81 vittime del Dc9». Palazzo Chigi colloca l'intervista dell'ex presidente del Consiglio Giuliano Amato a Repubblica su Ustica nel campo delle «considerazioni personali» di un ex premier. Che però vanno seguite con la massima attenzione per rispetto di 81 morti. Palazzo Chigi non può che predicare prudenza in quanto il governo italiano deve, innanzitutto, non compromettere i rapporti con la Francia. L'ex capo del governo Amato nella sua intervista addebita la responsabilità della strage di Ustica ai francesi. Una pista, tra l'altro, già battuta e sostenuta da più fronti investigativi. Dall'Eliseo viene assicurata la piena disponibilità a collaborare per l'accertamento della verità. In una lunghissima nota il presidente del Consiglio Giorgia Meloni assicura l'impegno a battere ogni strada utile per arrivare alla verità: «Quelle di Giuliano Amato su Ustica sono parole importanti che meritano attenzione. Il presidente Amato precisa però che queste parole sono frutto di personali deduzioni. Premesso che nessun atto riguardante la tragedia del DC9 è coperto da segreto di Stato, e che nel corso dei decenni è stato svolto dall'autorità giudiziaria e dalle Commissioni parlamentari di inchiesta un lungo lavoro, chiedo al presidente Amato di sapere se, oltre alle deduzioni, sia in possesso di elementi che permettano di tornare sulle conclusioni della magistratura e del Parlamento, e di metterli eventualmente a disposizione, perché il governo possa compiere tutti i passi eventuali e conseguenti» - chiarisce Meloni. L'esecutivo non vuole, però, prestare il fianco a ricostruzioni che rischiano di innescare un incidente diplomatico. Ci pensa il ministro degli Esteri Antonio Tajani a spegnere ogni pulsione contro la Francia: «Bisogna verificare quello che è successo. Questa è la versione di un ex presidente del Consiglio, una sua versione. Non c'è da commentare. Bisognerà fare chiarezza e accertare. Amato è una persona che ha avuto grande importanza, ma ora è un privato cittadino che parla. Se chiederemo un chiarimento alla Francia? Vedremo di cosa si tratta, bisogna essere prudenti e valutare se sono cose vere o no. Si tratta di un'intervista. Tocca alla magistratura indagare. Mettendo un punto fermo però rispetto alla chiamata in causa dei francesi: «Le relazioni tra Stati non devono essere legate a un'intervista». Dichiarazioni che ripropongono una distanza nel governo con l'altro vicepremier, Matteo Salvini, il cui tono è meno conciliante: «Giuliano Amato ha rilasciato dichiarazioni di inaudita gravità a proposito di Ustica: è assolutamente necessario capire se ci sono anche elementi concreti a sostegno delle sue parole. Visto il peso delle affermazioni di Amato e il suo ruolo rilevante all'epoca dei fatti, attendiamo commenti delle autorità francesi». Ustica è un terreno scivoloso su cui Meloni e i ministri non vogliono scivolare. Nel governo gli unici autorizzati a parlare sono il premier e il ministro degli Esteri. Fa eccezione Salvini. Fonti vicine al ministero della Difesa fanno trapelare la sorpresa: «La storia non è nuova, perché se ne parla ora è in questo modo». Mentre il ministro delle Imprese Adolfo Urso non viene meno al diktat: «Su questo argomento non posso esprimere nessuna opinione, perché sono vincolato al segreto, essendo stato anche il presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Non ho nulla da dire».

Meloni vuole tenere in questa fase il governo fuori dalla partita. «Parlamento e magistratura hanno tutti gli strumenti per battere la veridicità della pista suggerita da Amato. E solo dopo l'esecutivo potrà muoversi di conseguenza», è la linea che trapela da Palazzo Chigi.

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