Meloni trumpiana tranne che su Kiev. "L'Afghanistan non si ripeterà"

Difende l'Ucraina, ma non cita mai Russia e Putin. Domani sarà al G7

Meloni trumpiana tranne che su Kiev. "L'Afghanistan non si ripeterà"
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Un intervento limato fino a qualche ora prima del collegamento, nel tentativo di trovare il giusto punto di equilibro tra lo speech alla convention di un partito di cui si condividono buona parte delle posizioni politiche e i complicati negoziati in corso sull'Ucraina che hanno aperto un solco forse senza precedenti tra Stati Uniti e Europa. Giorgia Meloni si collega con il palco del Cpac - il Conservative political action conference, l'incontro annuale dei conservatori di tutto il mondo - quando in Italia sono quasi le otto di sera. Il suo è un compito non facile, perché nei quattordici minuti esatti di intervento - rigorosamente in inglese - deve districarsi tra due fronti antitetici. Il primo è il rapporto personale che ha costruito in questi anni con Donald Trump. Così saldo che gli organizzatori del Cpac hanno schedulato il suo intervento nell'ultimo panel, dopo quello di Tom Homan, responsabile immigrazione della Casa Bianca, e prima di Elise Stefanik, ambasciatrice americana all'Onu. A cui è seguita la chiusura proprio di Trump. Il secondo fronte sono invece i timori dell'Europa su come l'amministrazione americana sta gestendo i negoziati con Vladimir Putin per mettere fine al conflitto tra Russia e Ucraina. Dubbi che molti leader europei hanno manifestato pubblicamente e su cui Meloni in questi giorni ha preferito non intervenire. Per diverse ragioni, tra cui la convinzione che molte delle accelerazioni dell'ex tycoon facciano parte del suo metodo di negoziazione.

Dal palco di Oxon Hill, pochi passi da Washington, Meloni parla soprattutto dei valori conservatori, rivendica quanto sta facendo il governo in Italia e dice di condividere l'intervento a Monaco del vicepresidente statunitense J.D. Vance. All'Ucraina - certamente il passaggio più delicato, oltre che il più atteso - dedica solo qualche minuto, ribadendo però una posizione che non è esattamente quella tenuta da Trump negli ultimi giorni. Nel suo intervento - ritoccato fino all'ultimo insieme ai suoi collaboratori più stretti, tra cui il vicepresidente di Ecr Carlo Fidanza - evita di citare Putin e la Russia, ma rivendica quanto «fatto negli ultimi tre anni in Ucraina» da Europa e Stati Uniti. E ribadisce il suo sostegno al popolo ucraino che «combatte per la sua libertà contro un'aggressione brutale». «Dobbiamo continuare a farlo anche oggi, lavorando per una pace giusta e duratura che si può costruire solo con il contributo di tutti e solamente con leader forti», aggiunge Meloni. Che poi, pur usando un registro assertivo, sembra voler mandare un messaggio al presidente americano. «Io so che con Donald Trump alla guida degli Stati Uniti - dice la premier - non vedremo mai più quello che è accaduto in Afghanistan quattro anni fa». L'auspicio, insomma, è che non si arrivi a un disimpegno americano sul confine orientale dell'Europa, scenario che oggi a Bruxelles non è affatto considerato ipotetico e metterebbe la Russia in una condizione di forza rispetto all'Unione europea. Infine, Meloni sembra in qualche modo voler rispondere a chi in Europa ha apertamente puntato il dito contro il presidente americano. «I nostri avversari - dice - si augurano che Trump si allontani da noi. Ma conoscendolo come un leader forte ed efficace, sono convinta che lavorerà per rafforzare la nostra alleanza, lavorando con il mio governo e con l'Europa. E coloro che sperano nelle divisioni saranno smentiti».

Domani si tornerà a parlare di Ucraina alla riunione in video-collegamento dei leader del G7 in occasione del terzo anniversario dall'invasione russa. Meloni, a differenza di quanto annunciato tre giorni fa, ci sarà.

E dovrebbe essere rientrato il braccio di ferro con gli Stati Uniti che avevano inizialmente chiesto di togliere la definizione di «aggressore» alla Russia nella dichiarazione finale da rendere pubblica dopo il vertice.

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