Enigmatica Angela. Eterna cancelliera diventata il fantasma del potere tedesco

Niente feste, fuori dei radar politici e oggetto di discussione. Ma è atteso il suo libro con cui dovrà per forza esporsi

Enigmatica Angela. Eterna cancelliera diventata il fantasma del potere tedesco
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La casa è sempre quella, in una palazzina affacciata sull'Isola dei musei, di fronte a un centro informazioni affollato di turisti. L'unico segno distintivo una macchina della polizia (di solito un'utilitaria) parcheggiata lungo il marciapiede.

Angela Merkel vive a Berlino in pieno centro, ma da quando è in pensione, dal dicembre del 2021, è una specie di fantasma. Poche le dichiarazioni, ancora più scarse le presenze pubbliche. In maggio ha tenuto un discorso per l'addio a Jürgen Trittin, storico esponente dei verdi che ha lasciato la politica; poco tempo prima aveva partecipato alla commemorazione di Wolfgang Schäuble, a lungo suo ministro.

Anche domani, per il giorno dei suoi 70 anni, non sono previsti appuntamenti ufficiali. Non si sa nemmeno se i suoi amici le abbiano organizzato una festa. A celebrare il compleanno sono stati per ora sopratutto giornali e tv. Il primo canale pubblico, Ard, ha preparato uno speciale, mandato in onda lunedì sera, intervistando amici e colleghi, politici e no. Il programma è stato da tutti giudicato degno di nota, ma la figura della protagonista è rimasta come al solito sfuggente. L'unica cosa davvero nuova che abbiamo imparato, ha commentato ironico il settimanale Der Spiegel, è che gli amici di sempre non ne pronunciano il nome come è diventato famoso, ma con l'accento sulla e, «Anghéla».

La notazione non fa che sottolineare come la Merkel resti una figura per molti versi imperscrutabile. Perfino una delle sue biografe, Judy Dempsey, ha dovuto confessarlo: «Per me è ancora un enigma». Con la stessa velocità e imprevedibilità con cui era arrivata ai vertici del potere è scomparsa dai radar della politica. E il suo percorso ai vertici della Repubblica federale e dell'Europa resta oggetto, agli occhi degli stessi tedeschi, di giudizi e interpretazioni divergenti. Ogni cancelliere del dopoguerra è legato in Germania a un momento e a un risultato concreto: Konrad Adenauer è stato l'uomo della ricostruzione, Ludwig Erhard del miracolo economico, Willy Brandt dell'Ostpolitik, Schmidt dell'ancoraggio a Occidente con lo schieramento dei missili Cruise, Helmut Kohl il protagonista della riunificazione, Gerhard Schröder dell'Agenda 2010, il programma di riforme economiche che ha portato ai successi degli anni più recenti.

Quanto all'eredità della Merkel, il meno che se ne possa dire è che la discussione è ancora aperta. Con due enormi punti interrogativi: la politica verso la Russia di Putin, considerata oggi remissiva e inconcludente; e l'apertura a un milione di profughi nel 2015, accusata di aver messo a durissima prova le fondamenta condivise dello Stato tedesco.

Ieri a prendere sommessamente le distanze dalle politiche di allora è stato in un'intervista Jens Spahn, a suo tempo ministro della Sanità, democristiano di lungo corso. E del resto i rapporti tra la ex Cancelliera e il suo partito sono da tempo difficili. Ai vertici della Cdu è tornato Friedrich Merz, che lei aveva fatto fuori nel 2002 dopo un durissimo braccio di ferro. Questioni di vecchia rivalità, ma non solo. Nel mirino è finita l'intera direzione di marcia impressa dalla Merkel alla Democrazia cristiana, e anche in questo caso i giudizi si dividono trasversalmente. C'è chi attribuisce alla leader il merito di aver liberato il partito dai tratti più reazionari in modo da farlo restare per anni al centro della scena; e chi al contrario le attribuisce la colpa di aver snaturato le sue radici sanamente conservatrici alla ricerca di un consenso opportunistico.

Comunque sia, il compleanno precede di qualche mese il vero ritorno pubblico della Cancelliera, che tutti attendono con curiosità: il prossimo 26 novembre sarà in libreria in oltre 30 Paesi (in Italia per Rizzoli) il suo libro di memorie, «Libertà».

La Merkel si è dedicata al progetto con grande impegno, aiutata solo dalla sua assistente di sempre Beate Baumann: non ha voluto utilizzare un cosiddetto «negro» (uno scrittore professionista che potesse darle una mano) e ha curato personalmente l'asta per i diritti del volume di 700 pagine. Si dice che abbia ricevuto un anticipo di 2 milioni di euro, ma la vera curiosità è un'altra: fino a che punto in quell'occasione deciderà di esporsi e tornare al centro del dibattito politico?

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