Il Mes è tornato e continua a far discutere la politica italiana. Con 164 voti a favore e 138 contrari la Camera approva la mozione presentata dal centrodestra che impegna il governo a «non approvare il disegno di legge di ratifica della riforma del Trattato istitutivo del Mes, alla luce dello stato dell'arte della procedura di ratifica in altri Stati membri e della relativa incidenza sull'evoluzione del quadro regolatorio europeo». La mozione - condivisa dal governo - viene presentata dai capigruppo di FdiTommaso Foti; della Lega, Riccardo Molinari; di Fi Alessandro Cattaneo (in foto); di Noi Moderati, Maurizio Lupi. Si tratta di una contromossa alla mozione presentata da Terzo Polo e Pd che chiedevano invece l'approvazione del Mes. La maggioranza la respinge insieme ai Cinque stelle che su votano insieme al centrodestra. I pentastellati, però, presentano poi una loro mozione e non votano quella di FdI, Lega e Fi. Si procede, insomma, in ordine sparso con un affondo, quello del Terzo Polo, che punta in qualche modo a dividere il centrodestra, senza andare a segno.
Il Meccanismo europeo di Stabilità venne creato nel 2011 per far fronte a eventuali crisi di debiti sovrani nella zona euro e disinnescare il rischio per un Paese in difficoltà di ritrovarsi a pagare interessi irragionevoli. Una erogazione, come è noto, sottoposta a una serie di condizionalità. Il centrodestra con questa mozione sostanzialmente sospende il giudizio sul Mes fino alla decisione della Corte costituzionale tedesca che deve pronunciare una sentenza sul Fondo. Se la Germania dovesse dare il via libera al Salva Stati, resterebbe soltanto l'Italia a non averlo ratificato. Nella giornata in cui arriva il voto sul Mes, si riaccende anche la discussione sul Pnrr. Molti ministri chiedono di aggiornare finalità e destinazione dei fondi alla luce del mutato scenario internazionale, non ultimo il fattore inflazione. In particolare Raffaele Fitto e Nello Musumeci fanno risuonare un allarme legato alla previsione di spesa. Se inizialmente era stata stimata a 42 miliardi entro il 31 dicembre, è stata prima rivista al ribasso a 33 e poi a settembre a 21. «L'indicatore è molto preoccupante. Se proiettiamo la risorse disponibili al 2026 è chiaro che c'è bisogno di un confronto a livello europeo e nazionale», dice il ministro per gli Affari Ue aggiungendo che «dobbiamo avere la capacità di guardare oltre la scadenza del 31 dicembre».
Il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, ospite di AdnKronos Live, completa il ragionamento indicando che «se la scadenza del 2026 non dovesse essere compatibile con la lentezza che finora ha caratterizzato, almeno in parte, il primo step, sarà necessario chiedere almeno due anni di proroga». L'ipotesi, insomma, è posticipare la scadenza al 2028. «Non so quale sarà la risposta della Ue ma sicuramente non possiamo perdere questa opportunità».
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