Tutti si aspettavano un'omelia dedicata ai dieci anni di pontificato, un bilancio di questo cammino tra «vescovo e popolo» con qualche sonora legnata ai cardinali della Curia romana, che concelebravano con lui. E invece Papa Francesco, nel corso della messa presieduta ieri mattina nella cappella della residenza Santa Marta, dove vive da quando è stato eletto, nel suo commento dopo la lettura del Vangelo, si è concentrato sul brano dell'evangelista Luca e sulla prima lettura, tratta dal secondo libro dei Re, senza entrare nelle questioni più spinose che riguardano il Vaticano ma ricordando ai presenti, così come raccontano al Giornale alcuni dei presenti alla messa, di vivere il sacerdozio in modo silenzioso, senza spettacolarizzazioni.
Una messa off-limits per telecamere e fotografi, con la trascrizione delle parole pronunciate a braccio dal pontefice che non è stata consegnata alla stampa, come in genere accade per tutte le altre celebrazioni. Proprio per questa scelta di riservatezza (voluta dal Papa), in tanti avevano ipotizzato che Francesco avesse intenzione di non mandarle a dire, soprattutto a chi, in questi dieci anni, non ha perso occasione per criticarlo o per remargli contro, più o meno apertamente. «Io ho bisogno di voi, anche se avete 80 anni (l'età canonica che esclude i cardinali dal conclave, ndr)», ha detto il Papa al termine della messa, dopo aver ringraziato tutti i porporati per la loro presenza. «Ho sempre bisogno dei vostri consigli», ha aggiunto, «consigli che siete tenuti a dare al Papa in quanto cardinali». E ha chiesto ancora ai presenti di vivere il sacerdozio animati da tre sentimenti: compassione, misericordia e tenerezza, segni che richiamano lo stile di Gesù.
«È stato un momento molto bello», racconta uno dei cardinali che ha concelebrato la messa, animata da un piccolo gruppo di cantori della Cappella Sistina, «un grande momento di unità della Chiesa: noi cardinali insieme a Pietro, che guida e ci guida sulla barca spesso in tempesta. Ma nonostante le onde spesso siano alte e insidiose, alla fine siamo sempre insieme, superiamo ogni incomprensione, come un padre fa con i suoi figli». Il cardinale Giovanni Battista Re, decano del collegio cardinalizio, che era all'altare con il cardinale argentino Leonardo Sandri per la liturgia eucaristica, ha letto a nome di tutti un breve ringraziamento, dedicando al papa parole di stima e affetto per il servizio che ha svolto in questo decennio, che svolge e che continuerà a svolgere per la Chiesa Universale. E Bergoglio, dal canto suo, sempre a fine celebrazione, si è voluto intrattenere personalmente, subito fuori dalla sagrestia, con ognuno dei presenti, regalando a tutti i cardinali un libro di padre Antonio Spadaro, il confratello gesuita e direttore della rivista della Compagnia di Gesù, la Civiltà Cattolica. «Il clima era davvero familiare», racconta un altro porporato, «eravamo tutti presenti, noi che viviamo in Vaticano o a Roma. La cappella era quasi piena - continua - c'eravamo noi capi dicastero ma anche altri confratelli, come il cardinale Gerhard Müller, l'arciprete della Basilica di San Pietro, il cardinale Gambetti o quelli più anziani, come il cardinale Camillo Ruini, che nonostante i novantadue anni è arrivato puntualissimo.
Prima di andare via, quando ormai ci eravamo spogliati dei paramenti sacri, il Papa ha poi scherzato con ciascuno di noi». «Ci può dire cosa le ha detto?». «Qui davvero il contenuto diventa off-limits, sono cose personali!».
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